Laura Altobelli / Note critiche

23 Agosto 2021 Redazione A&S 616

NELLA FOTO: ALTOBELLI CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(di Giancarlo Bonomo)

La pittura luminescente di Laura Altobelli muove particolari corde interiori che toccano il senso di quel mutevole provvisorio che diviene oggetto di studio e stilema caratteristico nella realizzazione tecnica. La materia delle Cose è in continua mutazione e la Altobelli – attraverso effetti di evanescenza e frammentazioni cromatiche – ci restituisce questo passaggio del tempo dove gli attimi si susseguono in un percorso senza fine. E proprio lo studio meticoloso del restauro degli affreschi, affrontato con autentica passione nel suo percorso formativo, si evince da questa pittura che pare sfogliarsi e negare la sua stessa consistenza, richiamando la fragilità intrinseca delle decorazioni antiche, sovente realizzate strato su strato, su cui l'artista deve aver a lungo meditato. Le opere appaiono così lavorate con metodo ben definito, quasi espoliate del superfluo, per rivelare l'essenza forse animica che sta dietro quella materia in cui si rispecchia il provvisorio quale realtà conclamata della vita terrena. Non vi sono appigli figurazionali o visioni oniriche in questa indagine particolarissima. Tutto si gioca su un coinvolgimento visivo nella complementarietà di visibile ed invisibile, nel delicatissimo ed ammaliante svanire pregno di un'armonia sia cromatica che informale. La Altobelli padroneggia la sua tecnica e la rende funzionale alle intuizioni del suo sentire. Ma, se la materia pare deflagrarsi come polvere di stelle nell'indistinto, è il prodigio della ricercata luce a trionfare, a tratti ancor più evidenziata dalla foglia oro. Se è vero che tutto muta e forse scompare nel nulla, non tutto è perduto. Questa pittura ci riconduce ad un pensiero che va oltre le convenzioni razionali riportandoci la certezza di una vera luce, simile a musica dell'etere, che filtra dapprima rara, poi diffusa, accompagnandoci nella pienezza di una contemplazione extrasensoriale che non potremo facilmente dimenticare.


NOTA CRITICA #2
(di Raffaella Rita Ferrari)

Quanto rilevante sia il gesto immediato dell’artista informale, che opera diretto sulle tele senza premeditazione alcuna, in quanto, tutto è già creato dentro Sé, e attende solo di rivelare quella scintilla per raccontare quell’Oltre, fa dell’arte informale uno dei mezzi più autentici per dare alla luce l’espressività più segreta. Solo qui il fulgore interiore, come i riservati tormenti e le profonde meditazioni, trovano nella tela, lo spartito tangibile dove inserire il tremolio musicale dell’Anima a mezzo del colore, per rappresentare, in maniera indelebile, un pensiero altrimenti fugace come un nastro di luce che squarcia la notte più profonda. Questo è l’operare di Laura Altobelli che grazie alla spiritualità dell’Arte astratta, elargisce alla tela i suoi ben riconoscibili coaguli liquefatti di colore, per lo più blu e verdi, e impreziositi da scintillanti incastonature di oro e rame, con tutta la loro profonda simbologia. Il fraseggio cadenzato, ottenuto dalle sovrapposizioni del colore lisciato dallo scorrere della luce naturale assorbita dalla foglia d’oro e rame, pronuncia a gran voce il suo messaggio stentoreo, perché esso non poteva più reggere il silenzio interiore. A mezzo dell’arte l’Altobelli coniuga in maniera emblematica: propensione, preparazione e proponimento, trovando tutte le strade percorribili che possano far maturare il granello della sua idea, rimedio personale per destrutturare il disordine e per ricomporlo in quell’equilibrio che risiede in particolare nella sfera emotiva personale. Laura accende le idee attraverso un preciso processo creativo, seppur sempre istintuale, e opera al di sotto del livello di coscienza, chiarisce così in un momento inatteso, la sfida con sé stessa.