Maurizio Schächter Conte / Note critiche

2 Febbraio 2021 Redazione A&S 699

NELLA FOTO: MAURIZIO VITIELLO E MAURIZIO SCHACHTER CONTE @ BENEBIENNALE 2020.

NOTA CRITICA #1
(di Enrico Formato, 2020)

Transitional Landscapes
Le fotografie di Maurizio Schächter Conte si muovono su di un doppio registro. Da un lato, rivelano profondità d’ombra, esaltano il colore, fissano dettagli, declamano con enfasi la dialettica spaziale che dà forma alle architetture; mettono in scena il rapporto con i luoghi a partire dal manufatto, spesso dal suo interno, financo dando consistenza a riflessi e rispecchiamenti che restituiscono un paesaggio, mai banale, tra dentro e fuori, tra architettura e natura. Dall’altro lato, visti da lontano, questi paesaggi prendono la forma di compenetrazioni paradossali, “la Escher”, in cui lo spazio diventa intreccio tra monadi, susseguirsi di panorami, ridondanza segnica e, al contempo, tragedia dei vuoti, degli scarti, dello spazio che resta tra le cose. Questa visione fornisce una interpretazione della transizione come intreccio di eccezionalità colte dallo sguardo sempre orientato dell’osservatore. Una transizione fatta di sorprese spettacolari, fantasmagorie formali, illusioni ottiche, ma anche dal sordo risuonare di un angelo che, caduto rovinosamente, improvvisamente percepisce il mondo solo come una casuale e insensata accumulazione di segni.


NOTA CRITICA #2
(di Maurizio Vitiello, 2019)

Maurizio Schächter Conte è sempre attento; precisa la razionalità e insegue l’appunto affettivo. Segnala il suo sguardo e nel “frame” c’è palpito, battito, fremito, oscillazione atmosferica, credibile interpretazione, nobile sensibilità, declinazione magistrale, tensione creativa, espansione razionale indotta, apporto partecipativo. Si sa che in un’immagine si racconta anche di più della realtà colta nella frazione dello scatto. Con “Orizzonti”, tempera su fotografia digitale stampata su tela, cm. 90 x 60, del 2013 e immagine completata nel 2020, sono chiare le frazioni di riverbero e l’assolutezza cromatica che dispone a infiniti respiri e a guardare “oltre”.
(Tratto dal catalogo XLVII Premio Sulmona “Per Gaetano Pallozzi”, Sumona 2020)


NOTA CRITICA #3
(di Mimma Sardella, 2018)

Le opere di Maurizio Schächter Conte sono annotazioni di un diario di viaggio dedicato alla memoria, alla sensazione che consegue la visione dello sguardo. La Natura è l’elemento non detto di riprese fotografiche che riprende nel mutare delle luci del giorno, incrinando le ombre a sottolineare i fondamentali dettagli che connotano le sue opere, diventando ombra e luce e rendendoli visibili con effetti pittorici senza pennello. Le sue riprese fotografiche colgono l’attimo nel suo farsi, alcune trapassano l’Iperrealismo per entrare nell’ambito visivo di sapore duchampiano, di pura adesione post futurista.


NOTA CRITICA #4
(di Melania Guida, 2016)

All’HDE i "Molteplici Orizzonti" di Conte
Viene da immaginarselo Maurizio Schächter Conte, armato di pazienza certosina, attendere l’istante giusto, magari ore, prima che la lama di luce trasformi quel bosco verticale nella potenza di un’immagine irruente e insieme ambigua... I piani, dunque. Di luce, di materia, di volumi e geometrie. Che Schächter Conte sa cogliere in quell’unico scatto capace di moltiplicare l’orizzonte. Seguendo l’intuizione leopardiana lo guida il concetto di limite, non più inteso come confine, piuttosto come soglia.
(Tratto dal Corriere del Mezzogiorno, 2016)