Il senso del divino nella pittura di Valentino Vago

15 Gennaio 2021 Redazione A&S 4866

NELLA FOTO: VALENTINO VAGO – ACCANTO ALLA SUA OPERA R4 84.

In occasione dell’anniversario della morte del grande artista Valentino Vago, avvenuta il 17 Gennaio 2018, vi proponiamo questo esaustivo testo critico a cura della cultrice e curatrice d'arte Lara Franciosi.

La grazia e la luce nelle opere di Vago

Valentino Vago nasce a Barlassina in Lombardia alla fine del 1931 e si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Brera. L’approccio con la pittura si concretizza attraverso un lungo percorso di accurata analisi, che spazia dalla pittura figurativa fino a quella degli anni Settanta. Questa assidua ricerca lo conduce alla realizzazione pittorica attuale, ove l'essenziale – attraverso la luce – è l'assoluto protagonista, travalicando il descrittivo per concentrarsi su colore e luminosità, spaziando oltre la tela per trasporre le sue opere anche in edifici e chiese.

Vago dipinge il divino senza l’utilizzo di immagini riconoscibili, dipinge la fede del cristiano chiamato a credere pur non vedendo. In alcune sue opere appaiono linee più o meno evidenti, molte volte sfumate, che richiamano figure angeliche, come quando nelle vicende quotidiane avvertiamo una indistinta presenza intorno a noi, che ci guida, che ascolta le nostre preghiere e senza motivo apparente ci conduce a soluzioni inaspettate, come se qualcuno avesse trovato le risposte, quelle giuste per noi, per il nostro cammino di vita e spirituale.

Le stesse risposte che paiono in un primo momento incomprensibili, quelle che spesso non ci piacciono, che ci conducono in una direzione differente da quella che vorremmo intraprendere, quelle che ci portano a realizzare un progetto più alto. Ci sono artisti i cui capolavori sono i primi lavori, le opere realizzate a inizio carriera, ce ne sono altri che al contrario fanno un percorso lungo una vita per arrivare alla loro massima espressività.

Valentino Vago è probabilmente uno di questi: la sua ricerca, dalla pittura figurativa alle opere degli anni Sessanta-Settanta, porta alla luce pura, astraendosi dalle forme e dalle prospettive, annullando l'orizzonte per spaziare al di là di esso.

Quando Vago dipinge il colore si accende senza diventare aggressivo, assume note delicate, dolci e molto garbate che ricordano alcuni dipinti di Piero della Francesca, quindi la grande pittura italiana. La critica lo ha definito il Rothko italiano, con la importante differenza che la pittura dell’artista statunitense è drammatica mentre quella di Vago è all’opposto: un’arte piena di grazia, luce, speranza... un’arte che rappresenta il senso del divino senza ricorrere alla iconografia classica, tramutando il sacro in pura luce, immortalando su tela l’essenza del soprannaturale.

Lara Franciosi

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Ultimo aggiornamento: 15/01/2021, 15:26