Alfredo Celli / Critica

8 Luglio 2020 Redazione A&S 2192

NELLA FOTO: CELLI CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(a cura di Maurizio Vitiello, 2020)

Alfredo Celli conduce suggerimenti tattili e vibranti dell’immagine in riuscitissimi dettati costruttivi e segmentazioni decostruttive. Vien fuori, da una teoria di classificazioni interessanti, un microcosmo compositivo che respira tra piano e concavo, chiaro e scuro, pieno e vuoto lasciando infinite possibilità d’interpretazione. Le sue odierne opere, sotto lockdown, di carattere rigoroso, esprimono e concretizzano mediazioni di colori, che indagano su sensazioni profonde e inquietanti. Significativa la sua ultima produzione, ancor più icastica. L’architetto-artista Alfredo Celli, di Tortoreto Lido ha fatto viaggiare molto la sua ultima produzione e la sua ultima monografia, intitolata "Alfredo Celli Orizzonti Plastici", pubblicata dall’Istituto Grafico Editoriale Italiano (I.G.E.I.), di Rodolfo Rubino. Artista da seguire, non solo in Abruzzo.


NOTA CRITICA #2
(a cura di Nerio Rosa, 2018)

Alfredo Celli continua il suo lavoro di collegamento tra la plasticità di una superficie post-materica e l'elaborazione concettuale di materiali. Il rapporto tra materia e materiali studiato da Celli trova un ottimo risultato plastico di nuova realizzazione. La superficie ha infatti sia un valido riferimento materico che un'apertura verso il concettuale.


NOTA CRITICA #3
(a cura di Carlo Fabrizio Carli, 2018)

Alfredo Celli compie un lavoro di pitto-scultura che esige un’esattezza quasi tagliente. La scelta si è orientata sul legno, o meglio sul MDF, che Celli modella, profila e sui quali infine interviene con vernici industriali, spesso di marcata densità materica. Ne derivano composizioni di forte icasticità, capaci di caricarsi di tensioni drammatiche, ma capaci anche, per la definizione formale e la cromia, di far proprie suggestioni di sapore quasi orientale.


NOTA CRITICA #4
(a cura di Duccio Trombadori, 2016)

Sicuramente legato alla tradizione moderna è l’astrazione tagliente e l’impaginato costruttivo di Alfredo Celli, che misura l’espressione operando su spazialità a tre dimensioni che rivelano ritmi essenziali, con rare e pungenti variazioni cromatiche. “Da anni – dice il pittore – il supporto tradizionale mi va stretto.” Ed è per questo che la sua elaborazione visiva tende a cogliere gli aspetti mutevoli dell’immagine lavorando su legni curvati ed opportunamente tagliati che configurano un cosmo immaginario dove lo sguardo si tende oltre il percepibile e trasmette una esperienza estetica simultanea.


NOTA CRITICA #5
(a cura di Silvia Pegoraro, 2013)

Nel lavoro di Alfredo Celli, dove monocromia e “oggettualità” si ripropongono nella struttura tormentata, incisa e ritorta dei suoi dipinti, che sembra quasi voler uscire da se stessa. Un rigoroso processo costruttivo interagisce con flussi luminosi che attraversano la composizione di piani sovrapposti, suggerendo una simbiosi di pittura e scultura, dove i volumi d’aria-luce e quelli solidi si compenetrano, originando una forte tensione tra opposti: tra il rigore compositivo e l’energia espressiva, che trasforma le “cicatrici” della materia in metafora esistenziale, tra l’opacità del “pieno” e la luce del “vuoto”.


NOTA CRITICA #6
(a cura di Chiara Strozzieri, 2012)

Dal 2009 queste sperimentazioni hanno lasciato posto a una ricerca minimale, che tradisce una serialità apparente con opere d’arte uniche. Il principio guida è quello della semplificazione delle forme e a guardare le sue pitto-sculture si coglie il gusto della sintesi e di un disegno pulito, che si avvale del sostegno della geometria. Le linee perfettamente parallele, le curvature ben ponderate sono sinonimo di ordine e manifestano un’identità disciplinata, che ha fatto del lavoro solitario la propria ragione di vita. Dunque letteralmente apre le sbarre di una prigione, piegando le assi del quadro, superando il limite della bidimensionalità, e la forza di quest’azione non richiede che eleganti tinte monocrome (nero, rosso, bianco), tutto in funzione di un’evasione vera dalle costrizioni sociali di un’epoca.


NOTA CRITICA #7
(a cura di Giulia Sillato, 2012)

Lo studio dell’arte della ceramica ha segnato la formazione di Alfredo Celli, sviluppando nell’artista il senso dell’oggettualità, che si connota in termini di volumetria e plasticità, inducendo rifiuto dell’eccesso, lo ha indirizzato verso un’estetica essenziale, spartana, come dimostra la sua più recente produzione di monocromi antracite. La coscienza oggettuale trasforma i tagli di Fontana in robusti squarci tridimensionali, che spaccano la superficie da sopra a sotto aprendola in due parti. L’esteticità dell’azione prevale sul dettaglio decorativo, spogliati di qualsiasi interferenza pittorica che non sia quell’assoluta cromaticità compenetrata allo spazio.


NOTA CRITICA #8
(a cura di Beppe Palomba, 2011)

Nelle opere di Celli la superficie scabra, quasi volutamente accidentata si squarcia, si apre, come a scoprire un’altra dimensione. E spesso rivela materiali levigati come un contrappeso visivo, in un alternarsi di pieni e vuoti che connota un’arte di confine, tra pittura e scultura, tra istinto e progettualità. Scopriamo così questa doppia identità ribadita da un colorismo duale e non possiamo che restarne affascinati, come in attesa di un disvelamento, di una scoperta, mentre la materia tracima dai contorni e si dilata nello spazio.


NOTA CRITICA #9
(a cura di Eraldo Di Vita, 2010)

L'arte di Alfredo Celli ha lo scopo di ricercare un rapporto nuovo con la realtà e di proporre un'arte ricca di energia, dove il colore è ridotto alle forme più semplici. Lo spiccato accento sulle qualità dei materiali impiegati fa di Alfredo Celli uno degli interpreti più interessanti dell'arte astratta, di cui l’artista rappresenta il versante sperimentale. Nelle sue opere i materiali stessi, attentamente organizzati, conferiscono efficacia alla composizione.


NOTA CRITICA #10
(a cura di Eros Costantini, 2010)

Alfredo Celli unifica pittura e scultura in un discorso globale; le forme sono i segni del conflitto, vivacemente vissuto tra l’interno e l’esterno, riportando stati emozionali alfine di dare all’opera un senso di profonda totalità. Le opere di Celli, chiuse nel loro corpo segreto, trapassati dalla luce che filtra attraverso la composizione di piani sovrapposti, originano una scultura dove i volumi d’aria danno vita a una materia che ne penetra un’altra, materia distinta da essa. Rigoroso processo di costruzione, una specie di equilibrio plastico della realtà oggettiva e insieme un universo interiore, aperto oltre i confini del pensiero.


NOTA CRITICA #11
(a cura di Maria Carla Tartarone, 2010)

In Alfredo Celli le strutture severe e lineari, acquisiscono eleganza e rigore Oggi la sua ricerca si esprime in strutture essenziali, eleganti, le sue opere sembrano precorrere ed indirizzare un bisogno formale raffinato e lineare.


NOTA CRITICA #12
(a cura di Leo Strozzieri, 2010)

Nei lavori di Alfredo Celli, trovo un’eccellente raffinatezza compositiva minimalista ed un interesse accentuato per la spazialità della composizione. La granulosità materica delle superfici attiva una suggestiva e fascinosa apertura al perimetro cinetico.


NOTA CRITICA #13
(a cura di Claudio Cerritelli, 2010)

I lavori dell'artista Alfredo Celli, sono ben risolti intorno alle estroflessioni dinamiche della superficie e alle movenze tra interno ed esterno.


NOTA CRITICA #14
(a cura di Angelo Lippo, 2008)

L’arte di Alfredo Celli è orientata verso risvolti di coinvolgimenti plastici e aiutano a capire quale è il senso di marcia che l’artista vuole assumere.


NOTA CRITICA #15
(a cura di Maurizio Vitiello, 2008)

Celli tende a tonificare e a corroborare aspetti visuali, nonché tracce che possano manifestare specularità ripetute. Nei lavori si presentano scansioni, ritmi, cadenze, accenti, variazioni. Le redazioni di Celli oscillano tra pittura totalizzante e plastica di sostanza. Tracciati e margini vengono dall'artista siglati per comprendere la “coscienza del mondo”. Insomma, attimi e tagli sono segmenti di proiezioni sorprendenti per interpretare e intendere esplorazioni spaziali in termini astratti.


NOTA CRITICA #16
(a cura di Nando Romeo, 2008)

L’artista Celli sembra indicare un percorso, materico, sinuosamente intrigante e linguisticamente attraente verso i territori filosofici del dominio sulle cose e del loro assoggettarsi alla volontà umana.


NOTA CRITICA #17
(a cura di Pino Cotarelli, 2008)

Alfredo Celli ci trasporta in una diversa dimensione, nello stato in cui vorremmo essere rinascendo e mostra le nostre livide trasparenze, le nostre fragilità che rende quasi palpabili, dando una proiezione della vita ideale vissuta nella realtà dei sogni.


NOTA CRITICA #18
(a cura di Franco Lista, 2008)

L’opera di Celli si inserisce in un processo fenomenico naturale, alla stregua di un metamorfismo o di un magma eruttivo di un focolare vulcanico, ma l’inserimento è solo il tentativo poeticamente riuscito di oltrepassare il fenomeno. Ecco dunque le forme organiche che alludono alla forma infinita nel tempo e nello spazio, al superamento della stessa materia intesa come puro mezzo strumentale. Alfredo Celli concettualizza l’assoluta necessità del manifestarsi della forma come fenomeno naturale, intenzionalmente provocato.