Maria Pia Daidone / Note critiche

9 Aprile 2020 Redazione A&S 872

NELLA FOTO: DAIDONE CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(a cura di Maurizio Vitiello)

L’artista napoletana Maria Pia Daidone crea maglie di ritagliate e brevi tessere di fogli di rame; usa anche fogli di cartone, pressati, ricoperti di cromatismi dorati e ramati, in parte aggettanti e in parte ricoperti da trasparenze, che predispongono e programmano morbide, intriganti, piacevoli seduzioni di senso. Il rame con la sua calda venatura riesce a stendere temprate superfici.
Ho privilegiato, ultimamente, il rame, il cartone, il plexiglas. Il primo perché è duttile nella lavorazione, ricorda la sacralità, dà energia e ha la luminosità accesa dell’oro; il secondo con un’adeguata lavorazione perde totalmente la propria identità e diventa altro; il plexiglas usato come rivestimento esalta i materiali e li cristallizza in un’atmosfera senza tempo.
Le ultime redazioni pittoriche e plastiche dell'artista accolgono accostamenti di sacro e profano, comprendono gli stordimenti e le vertigini del nostro tempo e ci rimandano alle dimensioni mitiche di tempi antichi. Le metabolizzate, leggere, significative tessere di rame s’interpolano come elementi preziosi, perché segnico-simbolici di interpretazione e di comunicazione sociale. La texture di ogni riquadro ramato è un sottile ricalco arricciato, increspato, mosso, sbalzato, ondulato su cui scivolano motivi ritmati e strette pressioni, mentre i bordi si solleticano e si sfiorano, limitati e ristretti, in una raffinata disposizione, che assicura una maglia, abbigliata lusinga, o un accurato mantello, appropriato richiamo per un fantasmatico corpo. Un mantello di tessere di rame, ad esempio, in scena, sembrerebbe tendere verso la pronuncia di un’overdose estetica, ma, a ben guardare, risulta, poi, essere cortina di un’essenza calamitante, dall’indubbio influsso e fascino pervasivo, che prende l'animo e la mente in modo completo. Non mancano di stupire i quadrati di cartone pressato punteggiati di inserti dorati, nonché ramati, e di finezze disegnative e di minuzie ben calcolate e di sottigliezze ponderate, nonché tecniche miste su legno ispirate al mondo letterario. Le ultime tele, della serie "Aurum", sono rese con un impianto compositivo quasi totalmente investito nelle qualità cromatiche dell’oro (talvolta, agganciate al rame, al rosso e al nero). Insomma, in uno sfondo lattiginoso e frastagliato, intrigano e vibrano battenti tessere d’oro, esaltanti e speculari, attraversate, ma non sempre, nella calibrata disposizione reticolare da guizzi di rosso, indirizzati a continuare un sentiero palpitante, a richiamo di vita in una luce divina.

1* Dal catalogo della mostra (a cura di Maurizio Vitiello) "Cromatismi Mediterranei: Maria Pia Daidone, Walter Necci, Paolo Viterbini" svoltasi nel 2017 al Museo Civico Umberto Mastroianni di Marino (RM).


NOTA CRITICA #2
(a cura di Maurizio Vitiello)

La mostra “RIVERBERI SACRI” vede insieme opere recenti dell’artista Maria Pia Daidone, creativa di alta qualità, ampiamente conosciuta e riconosciuta. È tra le più qualificate protagoniste italiane e ha realizzato numerose personali, tra cui al Museo Archeologico “Silio Italico” e alla “Fondazione Discepolo – Museo Mineralogico Campano” di Vico Equense, al Maschio Angioino e al Palazzo delle Arti di Napoli, oltre a partecipazioni in numerose collettive, in Italia e all’estero, in sedi museali e gallerie importanti. Vive tra Londra, Cantalupo nel Sannio (IS) e Napoli. Le opere d’arte esposte al “MUDISS” riflettono la sensibilità spirituale delle sue ricerche, effettuate nel solco di un serio e avanzato codice linguistico rivolto ai temi del sacro, grazie allo studio di vari segmenti formativi, opportunamente, approfonditi e analizzati. Maria Pia Daidone precisa e segnala: Sia le sagome sedute che quelle in verticale sono state realizzate in legno. Vivono una staticità, sospesa e atemporale. Volti ieratici con sguardi presenti, ma lontani, perché proiettati verso l’eterno. Il colore predominante è il nero collegato ad ansimi di rosso-blu e soffi di oro. Gli esili corpi evidenziati sono fraseggiati da animali, che appartengono alla scala del mio “bestiario fantastico”, mentre ciotole dipinte corredano le sedute delle sagome.

2* Dalla scheda della mostra “RIVERBERI SACRI” (a cura di Maurizio Vitiello) svoltasi nel 2019 al MUDISS – Museo Diocesano Sorrentino Stabiese, con il patrocinio dell’ANS Dipartimento Campania, curata dal sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello.