Antonio Salzano / Note critiche

4 Settembre 2021 Redazione A&S 578

NELLA FOTO: SALZANO CRITICA.

In questa sezione sono raccolte alcune delle note critiche più significative dedicate all'attività del pittore nocerino Antonio Salzano.

NOTA CRITICA 1
(di Giorgio Agnisola)

Geometrie dell'anima (dal catalogo “Via Crucis”, 2009)
Sarebbe inutile cercare nelle tavole di Antonio Salzano un qualche indizio didascalico che possa tradursi in seguo pienamente riconoscibile dagli episodi della via Crucis. Le opere si documentano come personale interpretazione delle stazioni, all’interno di un registro di segni astratti e geometrici a cui l’artista affida da anni il suo sguardo interiore. Di per sé le immagini danno innanzitutto la misura della eleganza di un registro di stile collaudato, rinsaldato nella finezza di ritmi variamente composti e articolati, dì progetti formali che paiono includere una dinamica spirituale, entro piani prospettici di forte tensione visiva. Nella organizzazione degli spazi geometrici le forme appaiono morbide, leggere, articolate secondo piani di luce piuttosto che assetti formali. Il colore accentua questa sensazione di leggerezza, di armonia. Deriva di qui il senso di strutture che sembrano alludere a stati primigeni della vita, a luoghi psichici profondi dell’essei e del sentire: una dimensione visiva lievitata da un sentimento di grazia e di poesia, interpretato nell’equilibrio delle superfici, nell’articolazione del colore, nel gioco di riverberi tonali che aprono a ritmi interni e silenziosi, a fonte leggere, spesso piegate o arrotolate conte fogli di carta su fondati luminosi, che evocano geometrie dell’anima. L’oltre qui è un segno misterioso, un intreccio di prospettive all’ombra di piani sospesi: uno sguardo che si intravede su profili che evocano affondi psicologici, proiezioni della mente e dcl cuore. L’oltre è altresì nel silenzio immobile dell’attesa: in cui la forma registra vibrazioni intime. di cui consegna il magico respiro. Sicché spesso è una soglia a segnare l’immagine, una feritoia, un varco, al di là e al di qua del quale si apre il mistero. Difficile dunque sarebbe interpretare le immagini in chiave narrativa. Direi impossibile, anche se sagome e contesti a volte rimandano ad una vaga significazione, come la tavola della Croce in cui sul monocromo spazio di un timbro oltre marino la colonna di fuoco (della Passione) affonda lentamente, si inabissa nel mistero del dolore. Così l’incontro con la Madre, con le donne, e come un riverbero di veli che si sovrappongono nei tagli letti della forma e pare interpretare la storia eterna della pietà femminile. La Deposizione, invece, è una gemma incastonata nello specchio di un tempo luminoso, che annuncia la Risurrezione. Ma sarebbe vano persino arrischiato spiegare, capire. L’arte ha il suo passo libero e sciolto. Non è la cerca di un dono collettivo qui che si regista, ma la sottile, finissima dimensione interna dell’autore, di un artista che ai suoi sensi e alle sue visioni lega, nel segno dell’arte, le intime illuminazioni della fede. È insomma nel riverbero spirituale che si legge la misura, il calore, l’intensità del suo sguardo. A cui ci inchioda con autentica trepidazione.


NOTA CRITICA 2
(di Massimo Bignardi)

Un asterisco per Antonio Salzano (La Nuova Provincia, 1984)
Quello che maggiormente colpisce di Antonio Salzano è la sua disponibilità al colore, osservato oggi nella efficacia di campiture piane, giocate su un continuo contrasto di successione. È l'occhio che richiede oppure produce, vicino ad un colore primario, un complementare, ristabilendo quasi automaticamente l'equilibrio. Si torna così a parlare di armonia, dettata dalla necessità di un'apertura al dialogo instaurato nel perimetro dalla superficie pittorica: una pratica espressiva, da anni ricercata da questo giovane artista, attraverso uno spaccato che guarda ad uno spazio di memoria futurista, prima di aria post-cubista (con accenti sul volume) poi, attingendo da esperienze europee degli anni Venti, sino a giungere a quest'ultimi lavori che, pur non definendo una precisa e partecipata analisi, sembrano indirizzarsi verso un concretismo delle forme. Antonio Salzano è un autodidatta cresciuto nel desiderio costante di comunicare per mezzo delle immagini: un'esperienza che attraversa la sua quotidianità, ancorandola al presente, rendendola, così, partecipe delle tensioni, delle ansie e delle illusioni clic attanagliano il nostro secolo. Quello che più stupisce e la sua attenzione alla figura umana, tracciata nelle linee essenziali, legata allo scorrere del tempo: è quella misura che calibro i passi del «professor Aschenbach» o che lega lo sguardo del «naufrago» di Màrquez al brillare dell'Orsa Maggiore. Salzano la carica di un'aura religiosa, data nella luce di una ricercata armonia cromatica: è forse nel murales La Natività, qui non esposto, che tuta sentita partecipazione spirituale trova un pieno sviluppo, offrendosi integra al presente. Non è tanto la ricerca di un nuovo impianto della composizione, peraltro ricca di riferimenti iconografici. a disfare l'attenzione, quanto il dialogo che s'instaura tra le campiture cromatiche: per una sorta di fenomeno ottico, regolato dal contrasto di simultaneità, si verifica in corrispondenza della sezione aurea un addensamento di luce chiara, intensa, tattile, coronando la sagoma del divin figliuolo di un'aura mistica. È forse questa una coincidenza occasionale? O è, quel sentimento di fede che porta Salzano a far convergere nell'Opera sia la ricerca di un'armonia cromatica che una profonda immaginazione d'una armonia spirituale? In sostanza il terna religioso, dato come aggiornata illustrazione evangelica, torna sovente in tutta la sua produzione, anche nei lavori di dichiarata attenzione a fatti politici tratti dalla cronaca quotidiana. Guardando tra le carte, tra i disegni di qualche tempo fa, si può notare corsie l'interesse sia rivolto principalmente allo studio della figura umana, data nella fermezza d'istantanee di vita; nella routine della casa, negli affanni di tutti i giorni, nelle trarne d'una esistenza a colloquio con lo specchio dei sogni. Essa è posta sempre come centralità dell'impianto, come convergenza di forze che agiscono sulla superficie del foglio: un'immaginazione figurale che recupera, nei lavori qui esposti, le forze di quella energia prodotte dalle modulazioni cromatiche, organizzate nella scansione geometrica dello spazio. La luce è ricercata nel dialogo tra i colori, attivando in superficie vibrazioni giocate nel continuo alternarsi di contrasti di successione (costruiti dall'artista) e di simultaneità, quest'ultimi insiti dei meccanismi visivi.