Marilisa Serpico / Critica

28 Settembre 2022 Redazione A&S 626

NELLA FOTO: SERPICO CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(di Lilliana Comes, 2022)

Sono Architetture dell’Incanto le opere pittoriche di Marilisa Serpico, poliedrica artista partenopea, maestra ceramista e restauratrice di opere sacre. Sempre alla ricerca di nuove e raffinate formule d’integrazione pittorica, l'artista mantiene uno stile unico ed inimitabile. Le sue strutture architettoniche enunciano immaginari viaggi, partendo da una realtà strutturata dei luoghi ed evolvendosi in una lettura animata dal Sogno e da un intima leggerezza evocativa che porta l’osservatore a una più attenta riflessione sui luoghi abitati e radicati nell’essere umano, le cui radici stanno nelle fondamenta dei luoghi stessi. I suoi racconti visivi, come pagine di un libro, descrivono, in una più profonda visione d'insieme, il profondo rapporto fra l’anima, la terra e il mare.


NOTA CRITICA #2
(di Ivan Guidone, 2022)

Paesaggi immaginifici, nati dalla felice ibridazione dei caratteristici luoghi procidani con quelli mediorientali, sono l’elemento caratterizzante la pittura di Marilisa Serpico, artista visiva partenopea ma di adozione procidana, che con le sue opere riesce a “teletrasportare” lo spettatore in posti esotici che ci riportano alla mente “Le mille e una notte”. Nelle sue opere, la Serpico ci “racconta” coloratissimi viaggi tra architetture fiabesche in bilico tra il Medioriente ed il Mediterraneo. Quelli rappresentati da Marilisa Serpico sono essenzialmente “non-luoghi dell’anima” nei quali suggestioni fiabesche e visioni multiculturali camminano di pari passo.


NOTA CRITICA #3
(di Sebastiano Cultrera, 2021)

Sugli "altari" troviamo le opere di Marilisa Serpico, donna di grande sensibilità umana e artistica, che proprone soggetti di natura sacra, di cui però non si colgono le forme classiche care alla devozione popolare. Si percepisce, piuttosto, una partecipazione struggente ai temi della passione di Cristo, come una sorta di ossessione alla presenza incombente e immanente del sacro (e quindi del Salvatore) nella nostra vita quotidiana. Il tratto è imponente, sia a tempera sia quello, più morbido, ad olio, e ci restituisce immagini struggenti e molto coinvolgenti per il visitatore.

(tratto da: "Frammenti d'arte procidana: mostra a San Giacomo. Viaggio nel mondo dell'arte dell'isola di Arturo", articolo pubblicato su "Il Dispari" del 24 Agosto 2021)