Beatriz Cardenas / Note critiche

31 Maggio 2020 Redazione A&S 1152

NELLA FOTO: CARDENAS CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(di Maurizio Vitiello, Napoli 2018)

Astrattismo geometrico di matrice lirica
Beatríz Cárdenas
sta sviluppando il suo forte sentimento geometrico con produzioni terse, esemplari, concludenti. È sempre alla continua ricerca di un taglio ulteriore, che confermi la qualità della sua operazione estetica, che s’avvale di due rispondenze continentali, una occidentale e l’altra americana, e precisamente messicana. La vivacità dei suoi lavori è fornita da linee cromatiche in accattivante equilibrio e sono rese uniche dall’intelligente abbinamento con giustapposizioni e colori dell’antico folklore messicano.
Le sue ultime opere annotano colori e linee in bilanciamento, quasi una partitura unica, agganciata ai colori dell’antico folk della sua terra natia. L’artista guarda e non dimentica le tradizioni e le allinea e/o le richiama in definizioni minute, vale a dire in minuscoli precipitati memoriali in un contesto astratto-geometrico. Le linee geometriche predominanti vivono estensioni logico-spaziali armonizzate, amalgamate, connesse con ridottissime concrezioni di fiati di corporeità dell’esprit messicano. Ora, con un avvincente studio analitico tratta nuove forme espressive ed è, quindi, passata totalmente alla pittura astratta, dove ha ripreso temi geometrici e innestato motivi ludici.
Da sottolineare che nel 2016 è stata vincitrice del Primo Premio Artista Straniero alla Biennale di Benevento, ha ottenuto, poi, il terzo posto al 44° Premio Sulmona 2017 con l’opera “Nuovi Orizzonti”, entrata a far parte della mostra permanente del Museo d’Arte Contemporanea della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” a Gardone Riviera (BS), diretto da Giordano Bruno Guerri, ed è stata una delle vincitrici del “StregArti. Premio Arco di Traiano”, a Palazzo Paolo V di Benevento, nel 2018. In una complessa rete di riverberi di cuore e di segni rugosi, tutti tesi a pronunciare una storia di rimandi estremi, e in una sorta di affrancature emotive e di “scarabocchi”, che indugiano e indagano su variabili “altre”, sensibili consonanze astratte declinano variegate sequenze immaginative di riscontri intuitivi e singolari corrispondenze, che s’indirizzano a essere anche specchi emotivi, e continuano a sviluppare agili e svelti spaccati compositivi.
Cárdenas ha voglia di determinare nelle sue opere sommovimenti, utili frazioni di indagini e garbate percezioni. Incredibilmente, la linea virtuosa in movimento s’aggancia a ristrettissime frazioni materiche, ad appassionanti campiture, a battute ritmiche insellate in reticoli di senso, dove s’estendono motivazioni di ricerca sulle sensazioni, percezioni e proiezioni della vita e sulla stessa pittura. I suoi lavori saranno sempre più stimati dal mondo della critica e ogni momento espositivo permetterà a questa bravissima artista di ridefinire, migliorare e acquisire nel dettato compositivo, debitamente tracciato e costruito, valori segnici, pittorici e poetici, che possano, altresì e ulteriormente, corroborare e validare una sequenza di plurimi sentieri e fortificare e ampliare una successione di attenzioni verso un astrattismo tagliente e penetrante, seppur, magistralmente musicale, proteso a intendere articolati segmenti di un mondo esplosivo, in continuo cambiamento, tra umori reattivi.
L’artista si sofferma, in modo più che esteso, a contenere gli intralci contemporanei, ma anche a rilanciare possibili visioni per un divenire di tempi e realtà, di distanze e luoghi. Le sue tele riescono a inserirsi nel filone dell’astrattismo contemporaneo in cui a primeggiare sono linee pluri-segmentate, nonché colorazioni volutamente accese, brillanti e squillanti, filtrate attraverso l’uso di olii, acrilici, appunti di collages, impasti vari, e non solo. Beatríz Cárdenas viaggia sulle strade dell’astrattismo di matrice lirica, in cui eleganze e fraseggi pittorici, rinviate articolazioni e consistenze materiche evidenziano campiture gravide di umori e di verità, mentre segni, segnacoli e segnali fermano effetti ludici e sostengono tagli, finemente geometrici, in chiave gaia.
Decisamente, è riuscita a specificare e a definire una sua cifra e, pertanto, si riconosce. Chi si esercita con consapevolezza estrema sul qualificato e aperto versante astratto-lirico-geometrico sa che deve corroborare questo codice interpretativo con atti precisi, abili e preparati per raggiungere varie latitudini di studio. Beatríz Cárdenas recupera memorie, giustifica e rinverdisce condotte per regolare una maniera, che possa riclassificare le tonalità dei colori e rimediare il senso del taglio per agevolare una pluralità di aperture e definire essenze tra spessori del passato e profondità attuali.


NOTA CRITICA #2
(di Lucia Basile, Taranto 2015)

Beatríz Cárdenas. Colori in equilibrio, la perfetta sintesi di un gesto
Le opere di Beatríz Cárdenas, da sempre caratterizzate dai variegati effetti cromatici, vedono, quelle di più recente produzione, essere sorrette da una composizione libera e dinamica che rende unica ogni sua tela. La scelta del colore dunque, non è casuale, ma frutto di una ricerca estetica e stilistica che nasce dalla sensibilità propria dell’artista. Il rosso è la sua forza, il giallo la vitalità, il verde la costanza, l’azzurro la chiarezza.
Viviamo un mondo dove il colore, anche solo per abitudine e quindi inconsciamente, ha una collocazione ben precisa. Da sempre a ogni colore è stato abbinato un significato e l’artista lo sa bene, ne ha studiato tutti i suoi effetti e li ha rappresentati sulla tela, materializzando così un ricordo, una sensazione, un sentimento. Per Beatríz Cárdenas il colore diviene simbolo attraverso cui esprimere le sue emozioni più profonde, capace, al contempo, di comunicare e influenzare l’animo di chi lo percepisce.
È difficile sottrarsi all’empatia delle sue creazioni. Ancor più arduo è sottrarsi, dinanzi a esse, a una particolare suggestione. Impossibile non provare il senso di trovarsi di fronte a una materia in divenire, a un mondo in qualche modo sconosciuto e proibito. È un’emozione che difficilmente si prova dinanzi a opere di complessa lettura come sono quelle della Cárdenas. Mi riferisco, in modo particolare, a quella produzione in cui l’artista si libera da qualsiasi riferimento oggettivo o di sintassi strutturale.
Queste opere, infatti, coinvolgono, immediatamente, l’osservatore nella loro avventura di segni e di colori. Non possono e non vogliono essere “lette,” ma solo guardate, come quella musica che richiede solo che l’ascoltatore la “subisca”. In questo senso, riescono a comunicare emozioni. Si tratta di un’arte, quella di Beatríz Cárdenas, oserei dire “diversa”, di qualcosa che sconvolge le nostre idee e il nostro costume. Se la volessimo assurgere come simbolo del nostro tempo e della nostra cultura, le conclusioni non potrebbero che essere affermative.
Un’arte che conta, fondamentalmente, sulla partecipazione emotiva e sensibile e che vuole trasmettere segnali di comportamento senza la mediazione del linguaggio verbale, non può che affascinare. Il mondo che ci sovrasta non è mai monocromatico, è da qui che parte l’ispirazione dell’artista. Le forze della natura prendono allora sostanza e, identificate dal colore, riproducono una chiara sensazione di ordine. Nell’apparente irrazionalità della composizione, infatti, l’accostamento dei colori dà un senso di equilibrio e armonia. L’arditezza dei segni, poi, conferisce estrema forza alle “immagini”.
Il colore, spesso usato puro, accostato, in alcune sue opere, all’oro, genera luminosità e, verosimilmente, in un quadro tridimensionale, dà vita a stanze stipate nell’anima dell’artista, che, ora, si aprono anche al fruitore. È proprio grazie alla sua arte che la Cárdenas ha potuto esternare forme, sfumature, passaggi cromatici, nonché le sue suggestioni più intime. L’artista dunque conosce bene il senso della forma con tutte le sue regole percettive, estetiche, filosofiche che le grandi correnti artistiche moderne suggeriscono. L’abbandono dei valori assoluti e la relativizzazione del pensiero sono canoni che l’artista ha fatto rigorosamente suoi.
Beatríz Cárdenas entra così a pieno titolo nel nuovo pensiero contemporaneo. Per lei, infatti, alla verità assoluta e valida per tutti si sostituiscono le verità, variabili secondo i soggetti che le affermano e che fanno parte del tessuto quotidiano. Verità che possono portare verso direzioni diverse, che possono essere contraddette da altrettante verità e che raccontano la ricerca artistica in infiniti modi diversi. Per l’artista, dunque, non esiste più una verità assoluta, ma arriva, attraverso il suo percorso artistico, alla conclusione che la verità sia solo relativa, una verità individuale, relativa ai tempi, alle società e alle epoche. L’artista conosce più verità e ha bisogno di esprimerle, di differenziarle.
Nasce e si fortifica, così, il suo amore per la ricerca artistica pura. Non più opere ispirate alla natura o a esseri viventi, ma autentica emozione, creatività che nasce dentro la sua anima e diventa colore e forma allo stato puro. Ella va oltre la realtà, sempre alla ricerca di verità che esistono nell’invisibile. Non è più volontà, la sua, di spiegare qualcosa, ma di offrire un’emozione che possa essere intesa solo attraverso l’animo di chi la osserva, con il cuore e non più con la ragione. L’arte di Beatríz Cárdenas non vuole più descrivere, ma essere gesto, impulso, estasi, incanto. Nelle opere dell’artista, infine, si respira aria di rinascita, in esse soffia il vento di speranza.