Vittorio Fumasi / Critica

26 Agosto 2020 Redazione A&S 839

NELLA FOTO: FUMASI CRITICA.

TESTO CRITICO #1
(a cura di Giorgio Di Genova)

Vittorio Fumasi esprime forti sentimenti informali, che trasferisce nelle sue opere in bronzo patinato (Elmo, Cavallo, 1970; Nike, 1971). Si tratta del suo tirocinio di scultore, che alla metà degli anni Settanta lo fa approdare a bronzi lucidati, del cui ambito è passato da una stilizzazione lamellare (Toro, 1975) a morfologie dinamiche imitative del battere delle ali, come in Uccello ’75 (1975), opera quest’ultima in bronzo, che anticipa la spazialità ben più aerea e scoppiettante di Frammento di meteora (1976) e che col titolo privo del ’75 fu esposta, assieme ad un altro bronzo (Forma) ed all’ottone e argento Forma, poi ribattezzato Luna, alla mostra La nuova generazione della X Quadriennale di Roma.

La tendenza già esibita in Toro a ritagliare forme su lastre si esplicita maggiormente nell’azzurro acciaio smaltato del Museo Pagani di Castellanza Interruzione di un volo (1977), che attesta una mobilità di ricerca dell’artista, il quale s’era dedicato anche al gioiello.

Al di là delle eccezioni dei primi anni Settanta, Fumasi s’ispira sempre alla natura, sia volatile, anche nel cosmo, sia vegetale, traducendo i soggetti considerati via via sempre più in stilizzazioni aniconiche con preferenza per forme accurate e slanciate, per lo più filiformi e non di rado eleganti.

(tratto da Storia dell’Arte Italiana del ‘900. Generazione Anni Quaranta, edizioni Bora, 2007)