Gilda Pantuliano: approfondimento critico dell’opera “L’étranger” al Padiglione Grenada della Biennale di Venezia

9 Novembre 2024 Redazione A&S 190

NELLA FOTO: GILDA PANTULIANO CON LETRANGER AL PADIGLIONE GRENADA.

L'artista Gilda Pantuliano, membro del collettivo The perceptive group, sarà presente il 15 Novembre 2024, alle ore 16:00, presso il Palazzo Albrizzi-Capello, sede del Padiglione Grenada della 60ª Biennale d'Arte di Venezia, per un approfondimento critico della sua opera “L’étranger”.

«L'estro creativo di GildaPan incarna le complessità della nostra epoca. La sua pratica coinvolge un caleidoscopio di materiali e tecniche, si snoda tra il tangibile e l'intangibile, l'analogico e il digitale, come un filo che unisce le dimensioni dell'esistenza umana. Con acuta sensibilità, esplora la nozione di "eco-etico-estetica", un concetto che trascende il mero dato di bellezza per abbracciare tematiche di rilevanza sociale: l'ecologia, con la serie "Le orme sull'acqua"; il destino della carta stampata nell'era digitale, esemplificato dal ciclo "Parole in Luce"; la dolorosa realtà della violenza sulle donne, narrata con le installazioni in "[reliquia]". [L'opera oggetto dell'approfondimento critico presso il Padiglione Grenada] L'étranger, installazione a parete, appare una risultante dei diversi percorsi stilistici: è costituita da pigmenti e collanti rigorosamente ecologici e consegna alla letteratura il compito di guidare la lettura consacrando le sostanze organiche – lana, sabbia del deserto, ramo "consumato dagli agenti atmosferici" – a soggetti d'elezione. Con i materiali riciclati, Pantuliano lega storie di vita e morte, speranza e disperazione, per le quali ogni lacerto è un richiamo alla responsabilità collettiva, a considerare il nostro impatto quotidiano. L'artista qui esplora l'idea di estraneità attraverso la storia dei Tuareg, un popolo nomade del Sahara, custode di un alfabeto unico e di usi ancestrali che, "straniero in casa propria", affronta persecuzioni e lotta per l'affermazione della propria identità culturale. "Lo straniero" di Albert Camus, le cui pagine si dispiegano sulla tela in cotone, legate al supporto, è richiamo alla sicurezza e allo stesso tempo all'instabilità della tenda Tuareg, all'assurdità e al distacco emotivo dal mondo crudele. La visione della Nostra, intrisa di empatia e urgenza, non solo sfida le convenzioni artistiche, ma spinge a non rimanere passivi, a diventare parte integrante di una narrazione che necessita di essere ascoltata, compresa e soprattutto cambiata.»

Stefania Pieralice
Curatrice Padiglione Guatemala La Biennale di Venezia Arte 2015 e 2019, La Biennale di Venezia Architettura 2018

L'installazione L'étranger entra nel vivo della tematica di «Questa edizione della Mostra [che] ospita frammenti di bellezza marginalizzata, esclusa, punita, cancellata da schemi di geo-pensiero dominante. Così i temi cogenti della Mostra di Pedrosa, il diverso, lo straniero, il viaggio, l’integrazione, riverberano nelle acque sempre calme e sempre nuove della città lagunare. [...] Sirat al Bunduqiyyah. Unica – Venezia – tra le città europee ad avere sin dall’anno Mille un suo nome arabo. La cui costellazione di significati fa da prodigioso controcanto alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte. Bunduqiyyah: diverso, meticcio, mescolanza di genti, straniero. Stranieri, Ovunque.»

Pietrangelo Buttafuoco
Presidente de La Biennale di Venezia


NOTE BIOGRAFICHE

Gilda Pantuliano, artista e attivista per l'ambiente e il sociale campana, risulta tra gli artisti i vincitori del primo bando pubblico indetto e finanziato dal Comune di Napoli nell'ambito della programmazione di arte contemporanea 2024. Tra le innumerevoli esposizioni, concorsi e fiere internazionali e nazionali si citano, a titolo illustrativo e non esaustivo, Art Shopping al Carrousel del Museo del Louvre nel 2019; Prima Classificata al VII Premio Iside nel 2019; Premio del Pubblico a Nowart Salerno nel 2019; Premio "Arte al museo" e "Premio Social" a Mudi in Arte 2021 indetto dal Museo Diocesano di Salerno; la IV edizione dell'Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma nel 2021 curata da Gianni Dunil e Mario Bernardinello; la personale Le orme sull'acqua presso la Galleria Art Gap a Roma (oggi sede della Fondazione Kattinis) nel 2020 e poi a Procida nel 2022 con il patrocinio, tra i vari Enti, di Legambiente Campania, Touring Club, Lega Navale, Procida 2022 Capitale Italiana della Cultura; la personale laformadelleonde nel 2024 presso la Galleria Spazio 57 di Napoli con il patrocinio della Consulta della Regione Campania per la Condizione della donna, Unione Europea Esperti d'Arte e Legambiente Campania, catalogo Il Quaderno edizioni con saggio critico di Rino Mele.

Padiglione Grenada
Commissario: Susan Mains
Curatore: Daniele Radini Tedeschi
Palazzo Albrizzi-Capello
Cannaregio 4118, Venezia

Mar./Dom. con apertura straordinaria Lun.18 Nov. 10:00 – 18:00
Ingresso libero
Info: https://www.labiennale.org/it/arte/2024/grenada


SINOSSI DELL’OPERA “L'ÉTRANGER”

  • Autrice: Gilda Pantuliano (GildaPan)
  • Serie: Parole in Luce
  • Titolo: L’étranger
  • Tecnica: installazione a parete con pagine recuperate da una vecchia copia de “Lo straniero” di Camus, lana, sabbia del deserto, ramo consumato dagli agenti atmosferici, tela e lana filata a mano tinte con Blu Nila e Blu Ghassoul, cartoncino Fedrigoni Tintoretto, carta velina, pigmenti e collanti ecologici
  • Misure: 110 x 255 x 5 cm.
  • Anno: 2024

Nella ricerca artistica "Parole in luce", attraverso il recupero delle pagine ancora leggibili dai miei vecchi libri ritrovati irrimediabilmente corrotti a causa dell'umidità, rifletto sul destino della carta stampata nell'era della digitalizzazione del sapere e, attraverso l'upcycling, porto avanti il mio percorso di artista e attivista per l'ambiente.

Il lavoro L'étranger, creato appositamente per l’esposizione nel Padiglione Grenada, partendo dal concetto di estraneità a se stessi, al mondo e alla natura (presente nel capolavoro di Camus, del quale porta il titolo e la sostanza fisica ovvero brandelli di pagine ancora leggibili) racconta del popolo berbero nomade dei Tuareg (o, meglio, "Kel Tamashek", cioè “il popolo che parla la lingua tamashek”, una delle varietà di berbero) che fieramente esiste e strenuamente resiste in uno dei  territori più inospitali del pianeta, la parte centrale del deserto del Sahara, oggi segnato e ferito dalle frontiere di cinque stati stabilite arbitrariamente al momento della decolonializzazione europea.

I Tuareg sono ormai stranieri in casa loro perché in tutti i cinque stati del Nord Africa erano e sono considerati con sospetto o apertamente perseguitati. Sono i custodi del loro alfabeto autoctono, il "tifinagh", e, anche se si sono dovuti piegare all'inarrestabile processo di islamizzazione, continuano a difendere la loro tradizione millenaria di popolo libero e indomito, come dimostra la lotta per l'indipendenza linguistica e culturale: nelle tribù Tuareg le donne hanno il capo scoperto e sono gli uomini a indossare il Tagelmust, il copricapo tradizionale. 

Al centro del lavoro, come nella bandiera della Cabilia - regione dell’Algeria in cui sono partite le lotte per l’indipendenza e il riconoscimento della cultura berbera - campeggia la lettera , la Yaz, ovvero la lettera z dell’alfabeto tifinagh che rappresenta un uomo stilizzato con le braccia levate al cielo e simboleggia resistenza, vita e libertà, diventando il segno distintivo dell’orgoglio berbero nel mondo. Brandelli di pagine strappate compongono sia la ⵣ che il fondo del lavoro, rappresentano la diaspora di questo popolo che però, pur frammentato, riesce a difendere la propria identità e la propria cultura millenaria pre-islamica.

Alcune pagine sono state trattate con terre, pigmenti, sabbia del deserto e the, altre sono state tinte con gli stessi pigmenti naturali (Blu Nila e Blu ghassoul) e con lo stesso procedimento a secco utilizzati dai Tuareg per tingere il Tagelmust, che si presenta con un colore più o meno saturo in base alla nobiltà di chi lo indossa. Numerosi sono gli altri riferimenti agli usi e costumi Tuareg: la tela in cotone utilizzata come fondo dell’installazione, la lana (tinta, cardata e filata a mano), il ramo consumato dagli agenti atmosferici al quale è appesa l’installazione (un richiamo alla tipica tenda Tuaregh e alla sua impermanenza, l'essenza di questo popolo).

Da sottili fili di lana, alcuni dei quali ancorati al suolo rivestito di sabbia con monili realizzati in cartapesta, pendono a mo’ di cielo stellato i tipici ciondoli, tra i quali la Croce di Agadez, che adornano costumi e copricapi. Il loro significato è ancora misterioso: per alcuni studiosi rappresentano lo status sociale di chi li indossa, per altri si tratta di amuleti per ottenere la protezione di geni benefici e proteggersi e difendersi dalle forze soprannaturali ostili che popolano l’ambiente circostante: i “Jinn”, gli spiriti maligni del vento. Lo stesso tipico turbante che copre completamente il viso del Tuareg tranne gli occhi, ha la funzione primaria di proteggere le “porte dell’anima” (bocca e narici) dai Jinn.

L’étranger è un complesso racconto visivo nel quale ogni singolo elemento ha una forza evocativa tale da farlo diventare necessario alla narrazione corale ma contemporaneamente, anche se isolato dagli altri, fargli conservare la propria autonomia nel rimandare direttamente al soggetto che rappresenta.

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Ultimo aggiornamento: 12/11/2024, 09:42