Emidio Mastrangioli / Note critiche

10 Settembre 2020 Redazione A&S 1220

NELLA FOTO: MASTRANGIOLI CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(di Maurizio Vitiello, 2020)

Notiamo che nella pittura di Emidio Mastrangioli i soggetti hanno voglia di dimensionare lo spazio. L’assenza della presenza umana e/o animale manifesta l’intenzione di far esistere, in scene quotidiane, frammenti realistici. Sono “pezzi” da leggere per una costante, dichiarata ed estrema, di toccanti incursioni, che intendono vincere latenze e significare, invece, presenze. Imposta la redazione delle sue opere con un impasto cromatico solido e compatto, senza, però, trascurare di alimentare vibrazioni cromatiche più forti, perché vi sia profondo un senso tattile, quasi di corporeità, e per favorire l’assunzione icastica della scena. Nella discrezionalità austera dell’impianto metafisico, strutturata da Emidio Mastrangioli, si legge e si ricava la tendenziale idea di misurare lo spazio. L’artista ricorre a iperboliche iconografie, che cercano, nel loro manifestarsi, di determinare palesi intimità domestiche, uno schieramento di “bevute” per pause casalinghe rigeneranti. È sempre in continua attività ed è impegnato a inquadrare in pittura cambiamenti di soliti motivi, tra bottiglie, tazze, bicchieri, lattine, pacchetti di sigarette, stoviglie, oggetti vari, in declinazioni alterate. Cerca, insomma, di significare sostanza alle attese e coglie, nelle sue versioni pittoriche, certezze acute di soglie e di limiti, ma fa di tutto perché ci siano respiri e aperture su spaccati di una vita familiare. Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, all’interno del mondo domestico e mantiene un pudico contatto con il sentiero del limite, che, però, non ravvede come soglia di preclusione sociologica. Sostiene, con convinzione, una frontiera disegnativa e pittorica di un ventaglio realistico, accomodato su una tavola.


NOTA CRITICA #2
(di Enzo Le Pera, 2019)

Celebre è la frase di George Bernard Shaw secondo cui "Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima". Credo che questa frase sia indicativa dell'anima di ogni artista; e dunque di Emidio Mastrangioli. Ho inserito la sua voce su molti volumi d'arte, per gli editori Rubbettino e Romano; ed anche ho invitato Emidio a molte rassegne che ho curato negli ultimi anni, Prospettive del terzo millennio al Maca di Acri; Biennale internazionale della Calabria citra al Museo comunale-Palazzo delle Esposizioni di Praia a Mare, per cui conosco la sua pittura dal vivo e non soltanto attraverso le immagini. Dotato di un solido impianto disegnativo, le opere di Emidio Mastrangioli attestano la sua adesione alla lezione del realismo, della pittura cosiddetta iconica con un colore saldamente strutturato. Il suo è un lavoro tra racconto e contemplazione, rivolto alle cose più umili dell'umana esistenza, fatto di poesia e di diuturno impegno. Sono opere rigorose, contenute, fatte di luce e di silenzi, chiaramente di impianto classico, ma ad una più attenta lettura sono intrise di una larvata forma di astrazione che potrebbe nel corso del tempo dare esiti diversi. Emidio è certamente spinto dalla passione per questo mestiere, un mestiere di nicchia ed oggi pratica un'arte senza tempo; le sue opere producono un effetto sereno nell'osservatore e appartengono a un ciclo di tele che dipinge negli ultimi anni. Egli sembra non porsi domande, ma fissa sulla tela le sue esperienze giornaliere, riportando a vita nuova oggetti antichi, semplici, di tutti i giorni. Come per tutti gli artisti anche le opere di Mastrangioli non devono rassomigliare al vero, ma piuttosto dare forma e rappresentazione di un pensiero, di un sentimento, del suo mondo interiore. Molti si sono sempre domandati a cosa possa servire l'arte; credo che la risposta più semplice sia che l'arte migliora la vita, di Emidio Mastrangioli e di tutti noi.


NOTA CRITICA #3
(di Mara Ferloni, 2016)

Emidio Mastrangioli nelle sue opere raffigura immagini con oggetti di vita quotidiana dove la realtà ricomposta si traduce con grande espressività.


NOTA CRITICA #4
(di Mara Ferloni, 2014)

C’è sempre un sottile velo di malinconia nelle nature morte ma nelle opere di Emidio Mastrangioli l’atmosfera di luce che attraversa la realtà ricompone le immagini in una visione altamente poetica.


NOTA CRITICA #5
(di Chiara Strozzieri, 2014)

Emidio Mastrangioli si inserisce in maniera del tutto originale nel filone della pittura di natura morta. Ciò che contraddistingue Mastrangioli è in effetti un distacco netto dalla pura rappresentazione dell’oggetto, nonché una forte negazione della realtà immutata. Niente di tutto quanto egli assurge a soggetto pittorico rimane immune dalla sua carica emotiva, tanto che ogni bottiglia, drappo o pacchetto di sigarette si muove a ritmo dell’anima, fino a diventare “Natura viva”, come lui stesso esplicita nel titolo delle sue opere. Ecco allora che un gruppo di oggetti, che si staglia su un fondo neutro, così da distaccarsi completamente dalla realtà, prende le sembianze di un insieme familiare composto da padre, madre e figlio, come colli distorti di bottiglie paiono dialogare tra loro alla stessa maniera degli uomini. C’è insomma una totale trasposizione della vita nel ritratto di cose inanimate e, pur essendo il grande assente, l’uomo è dappertutto e riesce a modificare il mondo con la sua essenza. La prima cosa a cambiare è il contorno netto delle figure, che invece Mastrangioli apre all’ambiente in cui sono inserite, grazie a virgole di colore divenute caratteristiche del suo lavoro. A seguire vengono sovvertite le regole prospettiche, perciò l’inquadratura prende un movimento espressionistico estraniante e la dimensione degli oggetti viene talmente ridotta da essere quasi del tutto annullata.


NOTA CRITICA #6
(di Roberto Franco, 2012)

Emidio Mastrangioli può considerarsi il pittore che dipinge raffigurando con i suoi paesaggi e le sue nature morte il suo rapportarsi con il quotidiano. Nei suoi dipinti il colore è posto su segni di immagini osservate e pensate in una dimensione di spazio, uno spazio sempre reale dove l’artista cerca fondamentalmente la propria dimensione. Osservando i paesaggi e le nature morte, si intuisce la ricerca del confine sul terreno delle nostalgie, una ricerca fatta con ansia. Con i suoi lavori Emidio vuole conservare un presente sempre più orientato verso un futuro. La sua non è paura, è la consapevolezza della mancanza di una società reale. Le sue opere sono affrontate con una visione soggettiva, soggettività che non induce l’artista ad un’alterazione del reale. Il suo "Io" si estrinseca ponendo il colore con forza, con determinazione, tentando di dare all’opera una sensazione fotografica. Emidio Mastrangioli proponendo le sue "Nature vive" e paesaggi carichi di colori forti alternati con colori tenui, pone una linea d’intersezione tra il reale e l’immaginario quotidiano. La sua pittura non è una religione legata a tradizioni e schemi, è la pittura di un artista che cerca di ricordare che anche l’immagine classica appartiene al divenire. Appartiene la sua pittura alla tematica dei simboli della gestualità e della spontaneità quotidiana.


NOTA CRITICA #7
(di Sandro Serradifalco, 2012)

La capacità compositiva del Mastrangioli si basa di una talentuosa e spontanea attitudine narrativa che rivela un figurativo sincero ed essenziale. I protagonisti divengono così essi stessi portavoce di una lirica pittorica robusta in tutte le sue implicazioni estetiche.


NOTA CRITICA #8
(di Salvatore Russo, 2012)

Il passato torna inesorabile nelle rappresentazioni visive di Emidio Mastrangioli. Le sue opere ci riportano in una dimensione ormai "trascorsa", fatta di bottiglie, pacchetti di sigarette e liquori. Le sue nature morte parlano la lingua del tempo che fu. Niente di più emozionante per chi si pone dinnanzi a loro. L’astante ne rimane profondamente colpito e tali opere gli fanno tornare in mente il suo passato. Un passato in cui non c’era questo benessere, ma un passato fatto di cose "umili" che però rendevano gioiose le giornate. Mastrangioli è uno dei grandi poeti visivi del nostro tempo. Le atmosfere "narrate" nei suoi quadri, pongono il loro accento su inquadrature amene e malinconiche, libere dalla rappresentazione dell’uomo ma intrise del ricordo della sua presenza. Emidio ci propone i luoghi della memoria. La tematica affrontata è quella che ha reso celebre Morandi, ma Mastrangioli affronta tale tema con maggiore forza. Le sue non sono nature morte, bensì nature vive, hanno un forte carattere evocativo, in grado, di far rivivere all’astante momenti di vita passata. Una figurazione del ricordo. Una figurazione che travalica la semplice significazione. Una figurazione che va oltre il rappresentato per esprimere emozioni altre. Emozioni che può provare solo chi si pone di fronte ad essa. Un Artista il cui segreto intimismo costituisce il suo plus valore.


NOTA CRITICA #9
(di Dino Marasà, 2011)

Eleganza stilistica ed equilibrio formale sono le caratteristiche ravvisabili nelle opere di Emidio Mastrangioli. Soprattutto egli riesce ad esprimere sé stesso e il suo proprio gusto liberandosi da schemi e preconcetti imposti dalla maniera, liberando il proprio istinto creativo in maniera disinvolta e spontanea con grande padronanza e spaziando per ogni aspetto del reale.


NOTA CRITICA #10
(di Chiara Strozzieri, 2011)

Molti sono i periodi di passaggio stilistici che ha affrontato Emidio Mastrangioli, che vede sempre più premiata la costanza del suo lavoro, incentrato da anni sulla raffigurazione di bottiglie. Se inizialmente il suo era un vezzo, dettato dal grande interesse per Giorgio Morandi, oggi può dirsi affermata un’autentica personalità artistica. Infatti è attraverso l’indagine maniacale sulla giusta dimensione da dare al suo soggetto privilegiato, che Mastrangioli ha studiato le forme, provato a distorcere la realtà, lasciandosi andare a un trasporto emozionale, e ha formato infine gruppi di bottiglie con una loro specificità. Non si tratta mai semplicemente di oggetti, ma sempre di autoritratti fatti di cose e di modi diversi in cui vederle. Allora non sono certo quelle bottiglie a cambiare, ma è l’animo dell’artista che vuole disegnarle, donando loro, nell’aspetto, nelle dimensioni, nella posizione, un po’ di sé.


NOTA CRITICA #11
(di Livio Garbuglia, 2010)

I luoghi della vita quotidiana nella pittura di Emidio Mastrangioli fondano un racconto destino-verità, fluttuante tra realtà e irreale, tra presenza spazio-temporale e inattualità: sono questi spazi, che vengono aperti nel racconto, nella storia di Emidio Mastrangioli, a generare una assolutamente moderna località, nell’avere in sé la presenza delle cose e insieme la nonpresenza stupefatta della memoria, della visione, dell’irreale generato dai moti della vita soggettiva. La fondazione conoscenza-essere di Mastrangioli non ha nulla a che fare con quell’ambiente pittorico che, attraverso il messaggio colore-luce e materia-luminosità, coglie e vuol cogliere il buon essere della vita piccolo borghese ed i riflessi di una società priva di problemi, soddisfatta ed esteticamente propensa al godimento della bellezza e di un intimo e ordinato fluire storico-narrativo, che di quella società sia l’esaltazione. Il racconto-esistenza di Mastrangioli, semmai si pone come valutazione di una trascurata intelligenza funzionale, perché aiuta ad aprire il terreno dell’allegoria e del simbolo, come modi radicali di esposizione dell’aut-aut presente, da cui muovere per risalire al senso dell’essere individuale e collettivo. La visibilità di Emidio Mastrangioli potrebbe essere intesa anche come facoltà sensibile, ottico-luministica, perché in queste modalità diciamo così, impressionistiche che conta ed emerge sempre un racconto linguistico in cui le forme sensibili della luce hanno funzione metalinguistica sui contenuti narrativi, oggettivi e soggettivi, hanno funzione di estrema indagine riflessiva e di ricerca del senso. >Nella "Natura viva" di Mastrangioli c’è una funzionalità tra gli elementi formali, mezzi tecnici e materiali rispetto al tema, in cui quest’ultimo si dicotomizza su due piani, quello più narrativo, sottostante, e quello metalinguistico, sovrastante, dello scopo, del fine, cioè il senso nascosto dei tempi.


NOTA CRITICA #12
(di Cinzia Curini, 2009)

Emidio Mastrangioli nelle sue opere sperimenta composizioni di elementi appartenenti al vissuto quotidiano. Questa serie di "nature morte", intraprese dal pittore peligno, appare carica di rimandi antropomorfi e connotazioni esistenziali. Le silhouettes delle bottiglie, dei pacchetti di sigarette vuoti e del bicchiere si stagliano sul piano coperto dalla tovaglia, corrugata e molle, assumendo sembianze che ricordano figure umane. Come visti attraverso una percezione alterata dall’alcool, questi elementi antropizzati sono immersi in un’atmosfera squallida che sa di stantio: un senso di degenerazione ricorda le ambientazioni del periodo tra le due guerre mondiali, pregne di desolazione umana. Mastrangioli cerca nell’arte un antidoto all’aridità esistenziale dei nostri tempi. Il suo sguardo creativo e la sua abilità tecnica mirano a sdrammatizzare la pesantezza e la vacuità esistenziali. La radice comune dei titoli di queste opere, Natura viva, ne è una conferma.