Aldo Capasso / Critica

14 Settembre 2023 Redazione A&S 148

NELLA FOTO: CAPASSO CRITICA.

In questa sezione sono raccolte alcune delle note critiche più significative sull'artista Aldo Capasso.

Per i disegni di studio, di progetto e di viaggio
(Aldo Capasso. Segno e segni-Tra percezione e creatività, CLEAN Edizioni, Napoli 2011)

Anna Trapani, Artista
Non vi è quindi contraddizione stilistica fra i disegni che possiamo definire più sentimentali e quelli individuati come progettuali e di ricerca perché entrambi “creano mondi” come sanno fare le personalità dotate di sensibilità e immaginazione. Ci sembra che lo sguardo di Aldo sia quello di “uomo di mondo e fanciullo” come scrisse Baudelaire del suo amico pittore Costantin Guys. Uomo di mondo nel senso di efficiente organizzatore di eventi culturali e di modulatori di spazi urbani attento alla convivenza civile e al benessere collettivo, e fanciullo curioso che guarda il mondo con stupore ed emozione. Nasce così nei disegni di Aldo quel gioco gioioso tra razionalità e fantasia che pur attingendo a quell’enorme serbatoio della cultura umana fatta di simboli, di forme, di stili, da altri già visitati e catalogati ce li rimanda nella sua lettura, con lo spirito di chi non vuole che di quel patrimonio culturale se ne perda la memoria.

Benedetto Gravagnuolo, Professore ordinario di Storia dell’Architettura
Certo, il disegno a mano libera e gli schizzi di viaggio rappresentano una tradizione della cultura architettonica che si perde nella notte dei tempi. Senza risalire ai taccuini di Villard de Honnecourt o ai rilievi dei monumenti antichi disegnati dagli architetti rinascimentali, basti pensare ai carnets di Le Corbusier per citare l’esempio più celebre in tal senso. Pur non essendo in sé una novità, è tuttavia innegabile il fascino discreto di questa raccolta di disegni di Aldo Capasso, articolata peraltro in tre distinti capitoli: gli schizzi di viaggio, i grafici di ricerca e gli elaborati di progetto. Aldilà delle differenti finalità dei segni, il trait-d’union sta nella tecnica di colorare i grafici con tinte che virano dall’azzurro al giallo fino al verde, con rapidi tocchi di pennarelli che surrogano la velocità degli acquerelli d’antan. Aldo Capasso non è un poeta. Ma ho molto apprezzato il suo desiderio di oltrepassare la freddezza delle relazioni accademiche fondate su noiose dissertazioni razionali per dialogare con noi mediante i suoi pensieri “colorati”, che non sono altro che i segni dei suoi sogni ad occhi aperti.

PER IL LAVORO Intorno a Pinocchio
 Aldo Capasso (a cura) Intorno a Pinocchio Pinocchio sublimato dalla letteratura all’arte, Armando editore Roma 2008

Antonello Leone, Artista
Aldo Capasso, da collezionista di gadget e libri, diviene regista –surreale. Componendo con austerità sacrale centinaia di teche narranti la vicenda di un padre e di un figlio in spazi formali rigorosamente quadrati. In queste teche, Capasso storicizza percorsi e idee su uno scenario scritto- parlato, dove Pinocchio, esplorato con vari materiali, legno, stoffa, ferro, cartapesta, plastica, ha una agorà per recitare in tante lingue, tedesco, latino, inglese, russo, austriaco e in tanti idiomi di tanti paesi.

Gerardo Pedicini, Critico d’Arte
L’opera di assemblaggio quindi non si riduce a una semplice dislocazione o riproposizione dell’oggetto Pinocchio o alla contaminazione con altri segni ma a trovare risvolti e riferimenti nella tradizione culturale e storica del fiabesco mondo di Pinocchio. Come accade, ad esempio, in Pinocchio a Tunisi, o con i frammenti desunti da antiche edizioni del capolavoro di Collodi o con i disegni del personale taccuino di viaggio di Capasso che sono utilizzati per stabilire vicinanze o consonanze visive capaci di liberare la “figura” di Pinocchio dalla patina della uniformità iconica della produzione mass-mediale. Attraverso questo continuo gioco di ibridazione e decontestualizzazione l’oggetto di serie riprende a rivivere la propria esistenza e a rievocare l’orizzonte originario del significare e, a partire da questo orizzonte, il fruitore è attirato nel gioco attraverso cui quel significato si costituisce.

Aldo Trione, Professore Ordinario di Estetica
Surrealtà immaginaria
Immagini, corpi, piccole e grandi sculture lignee, raccolte in varie peregrinazioni culturali – il tutto non racchiuso in un paradigmatico montaggio, ma disposto nella prospettiva di una straordinaria e rivelatrice fenomenologia. È questo l’itinerario che Aldo Capasso ha costruito con accorta e sapiente strategia poetica. Di fronte a noi si dischiude un orizzonte vario di colori e di microstrutture, di simboli e di figure, che ci inquieta, ci avvolge. Capasso disegna e inventa una surrealtà immaginaria e, al tempo stesso, vivente, beffarda e seria, segnata da una struggente malinconia.

Paolo Levi Critico d’arte
Lo scultore è riuscito a evocare attraverso pochi elementi la figura di Pinocchio (Opera Cappello- Naso Ospedale Santobono di Napoli). Si tratta di una composizione giocata essenzialmente, e in modo ironico sulle forme geometriche del naso e del cappello a cono. La colorazione vivace e nitida rende calda la materia metallica, dando vita e simpatia al più noto burattino del mondo.
Paolo Levi (a cura), Protagonisti dell’arte 2014 La scultura EA editore Palermo 2014

Sandro Serradifalco, Critico d’Arte
(Intorno a Pinocchio Bella Italia, 2008)
Per l’immenso valore delle sue opere d’arte, autentica innovazione stilistiche frutto della continua ricerca di nuove modalità espressive. Un talento, affinato con l’esperienza, che farà ancora parlare tanto della sua arte, prezioso esempio per le generazioni future.
Monreale Art History 2016

PER LE OPERE Volto e volti

Paolo Levi, 2018
Aldo Capasso è architetto e artista che in questi anni ha compiuto un percorso di ricerca e sperimentazione intorno alla rappresentazione, conferendole vari livelli di significato. Dalla scelta del tema trattato, fino al completamento dell'opera artistica intesa come serie che si declina in vario modo, è li segno ad essere protagonista dei suoi lavori, prima ancora della forma. I suoi volti sono intrisi di sincerità cromatica e segnica e composti come se fossero delle matriosche che conducono l'osservatore lungo un vortice introspettivo.

Caterina Randazzo. 2018
Opere di ottima fattura, capaci di esprimere, con un linguaggio estremamente distinguibile ed essenziale, la sua poetica sulla donna, l'ammirazione per esse e li messaggio di forza e coraggio che intende dare. Un messaggio che ci consente di comprendere come si possono ristrutturare le coscienze personali anche attraverso la cultura.

Dal testo Aldo Capasso Volto e volti Intorno a Lei (testo critico di Gianpasquale Greco) Clean edizioni 2021

Gianpasquale Greco
Aldo è un uomo di lungo corso. Non è un Pigmalione accidentato che s’innamora di entusiasmi per la sua creatura. Casomai, resta fermo all’invocazione di lei. Cerca il volto – un volto mai definito – che è quello archetipo, che compendia tutte le declinazioni della femminilità necessarie. Potrebbe essere la restituzione perfino di una femminilità interna, tirata fuori dal cassetto dei miti platonici dell’androginia. Potrebbe essere la ricerca di un femminile dunque proprio, auto-scaturito, e non solo indagato in veri volti di donna. La lei ricercata da Aldo Capasso non è una singolarità. Non è una lei individuata per certo, a cui giungere dopo tentativi ed errori. È piuttosto una lei incorporea e plurima, un senso lato e non perimetrato della femminilità. Qualcosa di non molto lontano dall’esperienza comune dei maestri del passato, quando il problema di dover trarre identità di personaggio dalla persona-modello doveva impastarsi con la propria capacità di invenzione e di emendazione. Problema, tra gli altri, affrontato da una donna, per giunta assai pratica di Napoli.

Maurizio Vitiello
Aldo Capasso nella declinazione di ricerca sul volto punta, dapprima, a una moltiplicazione di tagli, raccolti in gruppi compositi, e, poi, declina ritagli singoli per avvalorare delle specificità. Questo lavoro di punta sfoglia un prisma di prospettive. In una moltitudine si riversano sentimenti ed emozioni dalle grandi complessità. Riuscire a contenere tutte le sfere delle espressioni è salita ardua, nonché problematica. È comunque, un approccio visivo di massima, che vuole determinare e classificare variegate declinazioni per arrivare e una verifica di più “cahiers de doléances” o di ipotetici “cahiers de voyages” per arrivare a “cahiers d’esprit”. Album di disegno dopo album di disegno emergono redazioni di un lungo percorso artistico rivolto a “l’altra metà della luna” con tutte le sue sfumature, intriganti e articolate. Sono presi in considerazione slanci vitali, dettagli psicologici, rilievi, che vanno a riconoscere occhi, nasi, bocche, capelli sino a delineare configurazioni di teste, nella loro capacità di essere “cifre”.

Clementina Gily Reda
...trovo molto interessante la mostra di Aldo Capasso del 2021, mi pare sia una pagina di un diario in crescita, la documentazione di una necessità di esprimere altrimenti il risultato di una vita professionale, l’apertura di una lunga esperienza su altri scenari, per dare altri risvolti a competenze che nella loro specificità rischiano di lasciare silenzioso l’uomo intero che non si appaga di piccoli orizzonti. Un sentimento non così raro nell’era che, tra tanti problemi inediti e faticosi, ha donato a molti la possibilità di intrecciare una postmaturità molto prima della vecchiaia, e ci si accorge di saper fare cose prima impossibili, non solo di non avere più alcuna voglia di fare una bella maratona.

Rita Felerico
Con la sua mente ‘metafisica’, quindi, è come se ci suggerisca di portare alla luce quel segreto accordo, fra il profano e il sacro, fra la mente e la natura, che è poi la presenza piena del nostro esserci nella storia, ovvero nel trascorrere dei giorni nei quali viviamo: mangiamo, ridiamo, facciamo l’amore, litighiamo. Tutto passa come i fili del suo tratto attraverso la persona e le persone. Tutto, nel mescolarsi dei colori e dei giochi di luce.

Francesco Cassese
Aldo ha consolidato negli anni una sua sintesi espressiva, una cifra che si avvale di una tavolozza basata su pochi tratti cromatici, trasognata su una grafia precisa da architetto, che mi fa pensare ad un’appartenenza alle migliori tradizioni da Richard Neutra a Le Corbusier, a Renzo Piano, a Eduardo Vittoria. Dalla coerenza della rappresentazione alla costanza dell’impegno civile, i disegni di Aldo si pongono come tessere di un mosaico di pensieri e di sogni.