Renzo Eusebi / Note critiche

16 Giugno 2020 Redazione A&S 807

NELLA FOTO: EUSEBI CRITICA.

TESTO CRITICO #1
(a cura di Luciano Carini, 1996)

Eusebi: una vita per l'arte
Eusebi
è come un fiume in piena. Parla a voce alta e i suoi grandi occhi ti scrutano l'anima. Parla della sua pittura con l'entusiasmo del "giovane artista" e con la convinzione di chi il "traguardo" lo ha già tagliato da tempo. Una figura forte e prorompente, piena di vita e tutta d'un pezzo. C'è qualcosa di familiare in Lui; il suo modo di fare, ma soprattutto le sue impressioni e i suoi "attacchi" improvvisi alla pittura "facile" e "di maniera" mi richiamano alla mente un altro grande della pittura italiana: Mino Maccari. Anche lui arguto, "colo-rito", pungente e severo, ma in fondo buono e sensibile, artista davvero e fino in fondo. Certo che per capire la pittura e l'arte di Eusebi non occorrono parole. È quando cala il silenzio che riesci a "penetrare" le sue opere. È quando dimentichi tutto quello che ti sta attorno che riesci a seguire il filo ideale dei suoi pensieri e dei suoi contenuti. La sua pittura è senza tempo, senza dimensioni spaziali e temporali e il suo ritmo inventivo senza moduli e schemi prede-terminati. Quando Eusebi "crea", segue l'incalzare dei suoi sentimenti e dei suoi stati d'animo, ascolta la voce delle sue emozioni e il gesto esecutivo gli diventa facile e naturale, sorgivo e immediato, ma al contempo deciso e perentorio. Nascono così opere di rara sensibilità, piene di maestria e cultura: una cultura profondamente vissuta, presa dalla vita quotidiana, a tu per tu con gli artisti che hanno fatto "epoca" e "scuola". Non solo libri, non solo studio, dunque, nella vita di Renzo Eusebi, ma anche tanta fatica, tanto sudore e tante esperienze che con il passare del tempo si sono accumulate e ossidate fino a formare la sua vera pelle, la sua vera essenza umana e artistica. Una sua opera non è mai un qualcosa che "È", ma è sempre un qualcosa che "si trasforma", che "muta" man mano che la si guarda e la si capisce, man mano che si entra nel suo "mondo" che non è affatto incomprensibile, ma al contrario facile e universale. Eusebi entra dentro gli stati d'animo, entra nelle cose, lacera la materia e l'addomestica alle sue intuizioni. Prende corpo così una "magia pittorica" che è un elemento dominante nella pittura di Eusebi, una condizione necessaria per catturare lo sguardo e l'attenzione, perché nella sua arte egli ha conservato l'integrità della forma e la cultura dell'estetica in polemica risposta ad una cultura della "decostruzione formale" che ha dominato a lungo in questi ultimi anni in Italia e in Europa. Le opere di Eusebi vivono di un loro profondo "gusto estetico" che però non è mal voluto e ricercato, ma piuttosto conna-turato all'animo stesso dell'artista. Vivono di un'atmosfera tersa, pulita e raccolta che si trasforma in ombra, luce, denuncia, grido, silenzio, raccoglimento. C'è nelle sue opere la libertà più vera, la libertà di identificarsi con le proprie intime e segrete emozioni: sempre. Arte come pane quotidiano, arte come vita anche quando al suo altare devi sacrificare sentimenti, emozioni e affetti profondi.


TESTO CRITICO #2
(a cura di Giorgio Di Genova, 2003)

Confronti
Da sempre sono persuaso che i singoli linguaggi espressivi nella loro specificità possano essere meglio interpretati e maggiormente compresi se accostati ad altri in un confronto che costringa il fruitore a fare i conti con il discorso di un artista e rivederli, per rifarli con maggiore cognizione di causa, dopo aver fatto i conti con il discorso di un altro artista. E viceversa, riconsiderare quanto compreso di quest'ultimo sulla scorta del confronto con il primo. Un confronto a due è come dare l'ombra ad una fisionomia stilistica ed espressiva, per farla emergere a tutto tondo, proprio come awiene con un oggetto o un corpo al sole che acquisisce maggior evidenza proprio dall'ombra che svolge una funzione complementare alla luce che dà visibilità all'oggetto o al corpo stessi. Per tale ragione la messa a confronto di due pittori, nella fattispecie Walter Cuccetta e Renzo Eusebi, penso possa essere, per la comprensione della pittura dell'uno e della pittura dell'altro, di maggiore utilità che se i due fossero proposti da soli, cioè in personali singole. In tal caso, infatti, non si potrebbe attuare quel proficuo andirivieni esplorativo e cognitivo tra l'un discorso e l'altro che appunto aiuta ad individuare le specificità intuitive, tecniche, espressive e stilistiche di ambedue. Ho scritto "andirivieni" perché, in realtà, per ottenere il debito approfondimento fruitivo il confronto non deve risultare meccanico, bensì deve essere di serrata dialettica, con affondi in un senso e ritorni frequenti nell'altro senso, in modo che il confronto non sia semplice e semplificato, ma sia plurale e iterato, cioè divenga appunto un contenitore di Confronti, come per l'appunto s'è voluto denominare questa esposizione a due voci, che riunisce due personali in un'unica soluzione. Infatti la presente esposizione è l'amalgama di due per-sonali di Cuccetta ed Eusebi, due artisti i quali da anni, convivendo nel Gruppo Aniconismo Dialettico (GAD) accolto nel maggio-giugno del 1998 in questa stessa galleria, hanno imparato a conoscersi, a stimarsi e quindi sono divenuti amici. Se a ciò si aggiunge che i pittori sono cogenerazionali, essendo nati ambedue negli anni Quaranta, il confronto/confronti acquista un'ulteriore connotazione di valenza storico-ispettiva. Renzo Eusebi avverte una forte attrazione per lo spazio, ma il suo magmatico gestualismo tende più alla dimensione cosmica che non a quella della natura e s'incardina più su una sensualità, addirittura forte e rude, della materia dei pigmenti che non sul ritaglio geometrico delle forme. La pittura di Renzo è come un continuo urlo dei colori, come una continua esplosione dell'energia in loro insita che l'artista sa individuare istintivamente, senza il filtro di una riflessione formale che ne indebolirebbe gli esiti. L'unica riflessione Eusebi la adopera per l'impasto sapiente dei materiali e dei pigmenti al fine di esaltare vieppiù l'astanza della materia a cui affida le sue evocazioni cosmiche. Di un cosmo, a ben guardare, che ha i suoi tramonti (Polittico 32) e le sue notti (Polittico 30), ma anche i suoi accecamenti monocromi in rosso e blu all'interno del gran spazio cromo-pittoricamente movimentato, com'è in Polittico 56. Quella di Renzo è una pittura esuberante. È il rovescio della medaglia di ogni visione di riposo o riposante. L'energia dell'artista viene trasmessa in presa diretta nelle morfologie neoinformali, talora con un irrefrenabile formicolare in azzurro (Polittico 34), talaltra fino a provocare scosse telluriche della materia pittorica. Perché tutta la pittura di Renzo Eusebi è continuamente pervasa da un terremoto esecutivo, che, come tutti i terremoti, è fatto di stratificazioni aggiuntive, di asperità ed aperture improvvise ed impreviste, di sprofondamenti fisico-esistenziali. Chi conosce Renzo sa che la sua pittura non vuole essere rappresentativa o illustrativa. Avendo la sua ontogenesi nel suo temperamento esuberante e generoso, diviene una metafora del suo carattere. È, in sostanza, un autoritratto attuato per interposte giustapposizioni di stratificazioni cromomagmatiche. Insomma un autoritratto nient'affatto realizzato sulle apparenze esterne, bensì fatto all'interno e dall'interno, cioè molto più profondo ed intimo degli autoritratti tradizionali attuati allo specchio. E proprio per questo molto più somigliante al vero essere di Eusebi. Non è possibile guardare i polittici di Eusebi contemplativamente. Essi vanno vissuti con gli occhi, sentiti con il battito del flusso sanguigno ed esperiti con lo stesso abbandono della passione. È infatti, questa, una pittura che prende e non si fa prendere. È un vortice di pittura, una tempesta che coinvolge come lo Sturm und Drang da cui è generata. Non ci sono più da anni i panni, anche intimi, intrisi di materia-colore, per una sorta di omaggio a Burri, non ci sono più i buchi della tela, anch'essi sorta di omaggio alla lezione di Fontana, perché la materia stessa s'è fatto panno cromatico ed ha introiettato i buchi, resi crateri tra le asperità della superficie, spesso riscattate dall'alato gestualismo che talora si avvolge su se stesso come accade negli ammassi globulari della volta celeste o in certe galassie dell'universo, del cui mistero non di rado si intride il discorso neoinformale di Eusebi.


TESTO CRITICO #3
(a cura di Maurizio Vitiello, 2019)

I richiami astratti di Renzo Eusebi
L’attività di Renzo Eusebi si dimostra sempre più accattivante. L’artista entra nell’anima dell’astrazione e crea nuove spazialità e nuovi respiri. La sua forte passione è nella ricerca pittorica avanzata in cui trasferisce vene esistenziali, “fuochi” emotivi, fisicità intraprendenti. Renzo Eusebi col suo potente slancio percorre le vie dell’aniconismo e le sue astrazioni si staccano dal consueto e si stagliano su orizzonti alti. La sua corrente astratta si scioglie, tra assunti di paradigmi e segni ben precisi. La sua identità artistica è, oggi, chiarissima, perché la sua linea creativa racconta concetti razionali e si coniuga nella pittura d’ampio alito geometrico. Nella convinzione che esistono punti d’incontro dialettici fonde elementi linguistici e stilistici che hanno consentito l’evoluzione dell’Astrattismo. Piani geometrici e calibratissime rispondenze cromatiche, fronti ragionevoli, segni abbreviati, scorciati e segmenti spezzati, bagliori di luci e profondità tematiche fanno sì che lo spazio motivato accolga impulsi emotivi e psicologici, sintesi tra difficoltà e gioia di vivere, nonché relazioni tra materia e spirito, ricordi e umori tra memoria del passato e assicurazione del presente. Emerge, quindi, l’assunzione di un’astrazione di caratura poetica, con tratti, anche, lirici e dettati energetici diventano certezza di una dimensione umana. La redazione delle sue opere è trattata con impasti cromatici convincenti, perché sia più profondo il senso tattile, quasi di aggiunta corporeità. Il suo procedere favorisce l’assunzione, volutamente icastica, di impianti geometrico-astratti, da cui ricava la tendenziale idea di misurare e dimensionare lo spazio, ma, anche, di interpretarlo, pienamente, sino a possederlo e, alla fine, conquistarlo con aggettazioni segniche e segmentazioni pluridimensionali. In filigrana, si leggono iperboliche scansioni, che manifestano segnalazioni e succhi vitali quando incontrano campiture di pensiero. Si nota che la rilevanza dei piani geometrici aperti è concentrato su dinamiche operative e motivati bilanciamenti. E si leggono anche attese temporali, acuti archi d’intendimenti, che vanno a cogliere aperture e, nel contempo, varchi di concordanze. Il suo immaginario batte su controllatissimi contatti e su sentieri di una sensibilità pluralistica. Difatti, dimensioni visive vive si offrono in un’estensione, piena e convinta, per raggiungere frontiere di percorsi, sensibilmente e acutamente, astratti. Cromatismi assoluti, eletti captano intese future, perché c’è voglia di conquistare lo spazio, di invaderlo per offrire una stagione di sensazioni. Quest’accorta, costante tensione misura, essenzialmente, lo spazio e manifesta una tacita frenesia di disamina del circostante. Elementi esuberanti ed effervescenze segnaletiche di moti e motivi astratto-geometrici, vigili coordinamenti, eleganti estroflessioni ed esplicite profonde prese di coscienza visiva corroborano sedimentazioni. Il “focus” dell’azione pittorica di Renzo Eusebi rinforza visioni consistenti, affondi di materia, elaborazioni di appunti, squarci di luci, che, così, ci permettono di cogliere significative abilità. Sottili rimandi segnico-geometrici e temperanze cromatiche indagano le strutture di una geometria libera e della visione del mondo e determinano moltiplicate vibrazioni e situati tagli. In questa modulazione di assetti neo-geometrici e di rarefazioni astratte si manifestano essenziali equilibri tra la relazione di una forma data e lo spazio. Con motivata, calma e coerente autorità artistica, assicura alle sue opere un preciso universo pittorico, tradotto e prodotto da un lavoro, intelligente e metodico, in cui l’intima dialettica indica la comprensibile preoccupazione di affermare come la pittura possa risultare ancora una legittima e alta comunicazione non superata nel procurare profonde emozioni estetiche e, comunque, in netta sintonia con l’arte aggiornatissima dei nostri tempi, tra crisi e avanzamenti.


TESTO CRITICO #4
(a cura di Marta Lock, 2019)

Renzo Eusebi, geometrie a tinte forti per ricercare l'equilibrio della vita
La tendenza a trovare una quadratura, un bilanciamento tra positivo e negativo, tra certezza e destabilizzazione, tra ragione e sentimento, è innata negli artisti di ogni epoca sia che essi abbiano scelto o scelgano un approccio pittorico ed esecutivo più immediato, più impulsivo ed emozionale, sia che invece la ricerca sia più razionale, logica, misurata su un piano mentale e meditativo. Il protagonista di oggi approda, dopo una lunghissima carriera in cui ha sperimentato stili differenti, a quest'ultimo modulo espressivo per manifestare la propria visione delle cose. A partire dai primi anni del Novecento il panorama artistico europeo ha subito un vero e proprio stravolgimento in virtù di quella necessità di prendere le distanze dai canoni classici e da quella riproduzione puramente estetica della realtà che aveva caratterizzato i secoli precedenti. Già con la fine dell'Ottocento il Divisionismo aveva ipotizzato una scomposizione dell'immagine per studiarne in modo migliore la luce, il movimento e, non ultima, la capacità dell'arte di trovare un metodo differente di riprodurre la realtà anche per distaccarsi dall'emergente fotografia che, attraverso un procedimento tecnologico, riusciva nell'intento seppur non mantenendo l'emozione e l'intenzione dell'arte. Tuttavia quell'esigenza di allontanamento da un metodo tanto meccanico così come la trasformazione che l'umanità stava affrontando in virtù della velocità del tempo moderno, delle scoperte scientifiche e tecnologiche, stimolarono negli artisti un desiderio via via maggiore di approfondimento interiore, di esplorazione del mondo e della realtà che riuscisse ad andare più dentro all'essenza del visibile. Movimenti come il Futurismo, il Cubismo e il Surrealismo, soprattutto quello più segnico e Astratto di Joan Mirò, furono coevi ma anche anticipatori di quella grande corrente definita genericamente Astrattismo ma che sotto di sé racchiuse differenti modi di intendere e di affrontare l'espressione artistica. In particolar modo il Suprematismo, il Neoplasticismo e la Bahuaus, intendevano affermare la supremazia della forma e dei colori sull'attinenza alla realtà e sulla rappresentazione di oggetti che in qualche modo rubavano all'arte il concetto di purezza, di incontaminata forma intellettiva e di sentimento artistico. L'arte dunque come distacco dall'emozione pur non rifiutando invece il concetto di ricerca intellettiva, filosofica, misurata dalla mente razionale che, nella sua astrazione dalla destabilizzazione delle emozioni, è in grado di esprimere il sentimento più elevato, meno inquinato da interessi personali e più plasticamente astratto dal contesto nel quale si manifesta. Il cammino artistico di Renzo Eusebi, cominciato negli anni Settanta, lo ha condotto ad avvicinarsi a uno stile in cui sono evidenti le forme del Suprematismo, pur escludendo l'ambiguità del circolo e prediligendo forme lineari come rettangoli, quadrati e triangoli, e la scelta cromatica più tipica invece del Neoplasticismo o De Stijl, in cui la parola è lasciata ai colori primari come il nero, il rosso, l'azzurro, il giallo e il bianco. Inoltre la sua ricerca va oltre l'immagine bidimensionale e si aggancia anche alla materia, i volumi si espandono nello spazio e ritrovano quella terza dimensione tanto allontanata dalle linee guida dell'Astrattismo Geometrico ma che, nella nuova veste che le dà Eusebi, non entra in conflitto con la purezza razionale dell'opera bensì la arricchisce di una ricerca esistenziale sugli equilibri del vivere. Ricerca che necessita di fuoriuscire dalla propria base per combinare se stessa con le opzioni cromatiche, in questo caso nette e ben definite perché legate alla concezione di una realtà approcciata in modo mentale, perché in fondo sono le emozioni, è l'irrazionalità ad avere bisogno di sfumature, mentre la meditazione logica, seppur mediata dalla sensibilità personale, si muove su binari più netti, più specifici, meno destabilizzanti. Eppure Renzo Eusebi, attraverso il suo stile rigoroso non manca di mettere davanti all'osservatore le infinite combinazioni, che rappresentano in fondo le innumerevoli possibilità, che nella vita stessa possono verificarsi; dunque il rigore dell'equilibrio non può prescindere dalla coscienza delle opzioni, l'ordine non può negare l'esistenza del disordine che può giungere a scomporre le carte e modificare l'assetto di una realtà in continua evoluzione. Così come l'accostamento dei colori, inquadrati e contenuti da basi di tonalità diverse e in contrasto con le forme geometriche che si muovono plasticamente al loro interno, raccontano molteplici stati d'animo e interrogativi su ciò che ogni giorno si apre allo sguardo dell'artista mutandone la prospettiva. Le opere di Renzo Eusebi sono bassorilievi geometrici così come le pittosculture si appropriano dello spazio riprendendo e sottolineando l'importanza della terza dimensione, quella dell'Essere inteso come entità filosofica e razionale. L'ultima produzione artistica della fase dell'Astrattismo Geometrico, che lo ha visto prima con la materia su supporto in legno, è eseguita in smalto su cartoncino ed è proprio questa parte a infondere nell'osservatore quel senso di mobilità instabile che suggerisce l'esigenza interiore di trovare un equilibrio proprio all'interno della continua destabilizzazione a cui l'uomo contemporaneo è sottoposto. Artista da sempre, nel corso dei decenni Renzo Eusebi si è misurato con sfide pittoriche differenti, dagli inizi figurativi all'avvicinamento al Surrealismo Astratto, dall'Informale Materico fino allo stile attuale. Ha all'attivo 170 mostre tra personali e collettive e le sue opere sono state esposte nelle fiere internazionali delle principali città italiane e del mondo: Art Basel di Miami nel 1980 e poi Chicago, Los Angeles, New York, Bari, San Francisco, Tokio, Bologna, Philadelphia, Atlanta, Dallas, Gand, Padova, Verona e Art Fair Hangzhou (Cina).


TESTO CRITICO #5
(a cura di Giorgio Di Genova)

Sull'Arte di Renzo Eusebi
L'attuale produzione di Renzo Eusebi ha una lunga storia di fasi. Infatti, dopo gli esordi neo-surrealisti, in cui sia la lezione di Buchi di Lucio Fontana che il materialismo di Alberto Burri sono declinati in modo personale, compreso l'inserimento di abiti personali nel magma materico, è arrivato un periodo di dipinti squisitamente materici, per quelli più monocromatici , e di sculture metalliche dipinte, asciugando progressivamente la materia pittorica in strati piatti e compatti dei tre colori primari, similmente alla lezione di Mondrian, che lo condussero a un purismo pittorico pulito e ben illuminato. È da questi presupposti che nascono le opere attuali, che oggettivavano le aree geometriche del bassorilievo con elementi lignei, quasi lo spessore del materialismo precedente veniva filtrato in direzione di un neoconcretismo, che, a ben vedere, mutava quello di Mondrian. lezione neoplastica per il suprematismo di Malevič nel contesto di una variegata ripetizione di chiara razionalità spaziale e cromatica. In precedenti opere materiche Renzo mescolava frammenti di sabbia, vetro e pietra con il magma dei pigmenti, in un vortice pittorico che restituiva il suo temperamento impulsivo dell'epoca, soprattutto di Sturm und Drang di un neo-informale molto personale. Non c'erano più abiti, nemmeno biancheria intima, imbevuti di materia cromatica, per una sorta di omaggio a Burri, non c'erano più buchi nella tela, un omaggio, anche per una sorta di omaggio alla classe di Fontana, perché la materia stessa era diventata un tessuto cromatico, in cui si introiettavano i fori, formando crateri tra le asperità della superficie, sovente salvati dalla gestualità alata, a volte raggomitolata. Si sa che dopo la tempesta c'è sempre calma. Lo stesso accadde con Eusebi, che dopo Sturm und Drang arrivò alla calma di una studiata proporzione esecutiva, che, non dimenticando il suo passato scultoreo, fece scendere dalle superfici dei dipinti gli elementi lignei colorati per creare nuove sculture, per conquistare in verticale il spazio abitato. Il neoconcretismo murale diede così origine a un neoconcretismo plastico, recuperando un'antica memoria, quella della scultura colorata come era prima, a causa delle incomprensioni di Winckelmann, si diffuse la scultura in marmo bianco. Le sculture di Renzo, giocate in accostamenti di elementi di varie dimensioni e strutture, nonché raggruppate in una dialettica cromatica di bianchi e neri con gialli, rossi, blu, sono vivaci e visivamente molto leggere. Tuttavia, come è successo di recente, a Lamezia Terme, cittadina del sud Italia, possono diventare colorati monumenti che volano verso il cielo in una piazza. Del resto, Renzo Eusebi, come attesta la mostra 2019-20 al Centro Cultural Correios di Rio de Janeiro, in cui molte sue opere erano appese al soffitto, conquistare lo spazio è una sfida che esalta la sua mobilissima creatività.

(tratto da Enciclopedia della “Storia dell'arte italiana nel XX secolo”)