Nicola Guarino / Note critiche

5 Novembre 2021 Redazione A&S 601

NELLA FOTO: NICOLA GUARINO CON ENZO ANGIUONI E CLAUDIO MARIO FERUGLIO.

In questa sezione troverete alcuni dei cenni critici più significativi dedicati all'attività pittorica di Nicola Guarino.

NOTA CRITICA #1
(a cura di Luigi Fusco)

Tra strutturalismo ed un velato rimando alla miglior tradizione 'costruttivista', si articolano le sue raffigurazioni ora informali ora tendenzialmente geometriche. Il linguaggio che ne scaturisce va oltre il citazionismo, poiché forme e colori si intrecciano in maniera unica ed inedita.


NOTA CRITICA #2
(a cura di Lucia Basile)

Nicola Guarino è capace, dal caos, di ricavare l’ordine dei ricordi e delle forti emozioni. Le sue opere sono una finestra che si affaccia su visioni fantastiche. Pare quasi di poter cogliere, a volte, immagini fermate nel loro movimento, a volte di percepire una sensazione dinamica che si genera dalla scomposizione di un gesto, di un attimo in una moltitudine di gesti e di attimi, tanto da perdere ogni forma e dimensione.


NOTA CRITICA #3
(a cura di Maurizio Vitiello)

Nicola Guarino elabora con esperienza contenuti visivi decisi e portanti, in una comunicazione decisamente esclamativa, di forte impatto emotivo, nonché di caratura e carattere. Sui suoi lavori si nota l’affondo poetico, pregno, collaudato, che innesta echi esistenziali, alcuni riferiti alle ferite del terremoto del 1980, che colpì la cittadina di Teora, ora ricostruita. Insomma, un percorso esistenziale di rimandi, revisioni e rilanci d’istanza ambientale. La sua lunga esperienza accoglie eleganti fraseggi informali in campi astratti. Le sue stesure offrono richiami subitanei, che si diramano su aeree conduzioni e scelte abbreviazioni. Con efficaci redazioni sostanzia e rilancia motivi intimistici, nonché riverberi mediterranei e accezioni persuasive territoriali, Con riflessiva calma, precisa composizioni di consistenti estri aniconici e con cadenze multicolori stende, veloce, radicalità convincenti.


NOTA CRITICA #4
(a cura di Laura Dominici)

L’artista continua nella sua ricerca pittorica in una visione malinconica della realtà poiché proviene da un paese distrutto dal terremoto del 1980 e vorrebbe trovare in sé stesso la luce di speranza che ancora non è riuscito a scorgere. A tal proposito nei suoi quadri non vi è molta luminosità, le prospettive sono piatte, amorfe, non vi è mai la presenza di persone, fiori, animali. I balconi e le finestre che Guarino immagina e riporta sulla tela, sono sempre isolate, distanti, ma veloci e sintetiche nella composizione; in qualcuna si intravede del colore giallo e quello potrebbe essere la speranza di luce che l’artista vorrebbe intravedere. Così come le frecce, quasi sempre rosse, che troviamo nelle sue opere sono sì, frecce di dolore, ma raffigurate con la speranza che questo dolore possa tramutarsi in altro.