Hassan Yazdani Hassanski / Note critiche

9 Giugno 2020 Redazione A&S 1278

NELLA FOTO: YAZDANI CRITICA.

L'artista iraniano Hassan Yazdani, in arte Hassanski, ha espresso la sua ricerca in dipinti dalla particolare figurazione in cui la memoria dei cromatismi violenti e struggenti della sua Terra d’origine e un forte uso del pigmento, elementi estetici primari del suo linguaggio, hanno dato vita a un segno denso e materico, dalla calda luminosità, che nell’amalgama fonde esperienze e ricordi e celebra il colore, inteso quale verità e principio stesso della forma.

Nella produzione più recente, la sua indagine è andata esprimendo opere il cui linguaggio esibisce una più marcata indipendenza dalle referenze visuali degli oggetti della realtà, declinando nuove composizioni. Si tratta di dipinti, dove l’immagine traduce in forme geometriche e campiture più nette la realtà del paesaggio, costante attrazione di Hassanski, ma, soprattutto, di collages, nuovo terreno della sua sperimentazione, che in questa tecnica lenta e meticolosa, proverbialmente connessa al mondo orientale, ha generato lavori di fine struttura e di grande forza iconica e interpretativa, spesso in relazione con le stesse opere pittoriche, a richiamare il prezioso apporto storicamente offerto da questa espressione alla ricerca artistica.

Ci sembra giusto sottolineare che la pittura di Hassan Yazdani, ricca di tagli e spunti, granulosamente materica, ci fa percepire i toni di impasti calibrati e motivati dal concorso di cromatismi saturi. La sua pittura che presenta combinazioni ambientali suggerisce una “geografia umana” e ogni tela è tessera, che ci offre l’opportunità di conoscere un animo predisposto al dialogo intersociale e interetnico e, quindi, conseguenzialmente, di leggere “identità del mondo”.

Nelle nostre considerazioni emerge l’acquisizione della contezza di questa pittura, che non fa scena, ma è sicuro richiamo a contenuti sostenuti da esperienze, ricordi e chiare pronunce contemporanee di accenti del futuro. Le volute forme geometriche e le meditate campiture ci rammentano il connubio tra elette considerazioni orientali ed esiti certi di aperte frontiere occidentali. I collages, invece, intrigano, per consistenza semantica e per l’avveduta distribuzione dell’ordito scenico e della trama consapevole del pensiero riflessivo.

Le pitture a olio e i collages, nutriti da scelte cartacee colorate, ci svelano un artista serio, tutto proteso a sottolineare attive frazioni di espansioni concettuali. Difatti, ogni suo lavoro è dichiarazione sommessa di vero contenuto; assorbire la valenza del tratto che si fa composizione, ben distribuita, è atto dinamico controllatissimo, guidato da una coscienza analitica e da un’appassionata registrazione delle emozioni della ragione e dei riflessi delle trepidazioni. La sua vena pittorica è corroborata da stesure che riverberano il sogno astratto della natura.

Maurizio Vitiello