Lilliana Comes / Critica

4 Agosto 2021 Redazione A&S 552

NELLA FOTO: COMES CRITICA.

NOTA CRITICA #1
(di Domenico Raio)

La pittura emozionale di Lilliana Comes
L’opera di Lilliana Comes è un racconto di emozioni; la dimensione narrativa si rileva evidente in un singolo dipinto come nell’insieme della produzione artistica della pittrice, scultrice e illustratrice partenopea, le cui diverse fasi di ricerca stilistico-espressiva appaiono come plausibili sequenze di un unico mito la cui trama si sviluppa attraverso sottili evocazioni ed efficaci simbologie che donano ai suoi lavori un’impronta estetica di chiara derivazione poetica. Immagini bidimensionali, in perfetto equilibrio tra forme e colori, tendono a sottrarsi a un’idea di compiutezza per mezzo di sottili sfumature, richiami cromatici complementari e utilizzo dei mezzi toni che, oltre ad assicurare un intrinseco movimento alla raffigurazione, la caricano di un proprio significato allegorico individuabile nella natura fluttuante delle umane esperienze. In tale ottica va senz’altro inquadrata la tematica della migrazione, nella più ampia accezione di viaggio, ossia inteso come passaggio a una condizione altra e pertanto interpretabile in senso spaziale, ma soprattutto mentale, immagine di un divenire che è il fondamento della creatività stessa. Palpebre abbassate, volti inespressivi, le figure femminili di Lilliana Comes si connettono con un intimo universo emozionale che all’osservatore non è dato conoscere, ma soltanto fantasticare. Talvolta il viaggio è, insieme, cosmico e psichico, come quando le stesse rappresentazioni di donne, in un’atmosfera atemporale, priva di oggettivi riferimenti alla realtà, le figure femminili appaiono proiettate verso nuovi orizzonti fisici e ideali. La destinazione spaziale del soggetto ritratto appare come la metafora di un cammino interiore, di un’indagine psicologica che porterà la donna a una superiore consapevolezza della propria identità. La presa di coscienza passa attraverso un percorso labirintico seminato d’incognite che in un’opera in particolare è simboleggiato da un bosco, a conferma d’una costante simbiosi tra la creatura umana e madre natura, che affiora sovente anche sotto forma d’oceani nelle opere di Comes, in alcune delle più rappresentative delle quali una figura femminile si congiunge al mare come allo spazio celeste attraverso la sua lunga capigliatura. Della donna, Lilliana Comes coglie la bellezza che rappresenta, perché l’emozione ha nell’estetica le sue radici, la bellezza come entità impalpabile e perciò riprodotta anche attraverso delicate sfumature cromatiche; la bellezza come mistero capace di risvegliare i nostri sensi e renderci esseri migliori; la bellezza che salverà il mondo, quella nella quale ogni artista deve riporre le sue speranze per costruire un mondo migliore. Nell’interpretare la bellezza, Comes rivela un chiaro sostrato classico per quanto concerne la resa delle forme e delle composizioni che, pur nelle loro complesse geometrie, nelle quali nessun elemento tende a prevalere sugli altri, conservano una sostanziale armonia d’insieme. La cifra stilistica resta fondamentalmente invariata anche quando l’autrice rinuncia quasi del tutto al colore, come nelle sue delicate illustrazioni che riprendono alcuni dei principali motivi dei suoi lavori pittorici i quali, privati della componente cromatica, consentono di scoprire l’essenza delle sue raffigurazioni artistiche individuabile in un distacco della rappresentazione dalla mera realtà, per assurgere a un più elevato livello lirico e pertanto non più segnico, ma puramente sensoriale, una trasposizione verso un piano incorporeo dove l’oggetto non risiede più nel dato tangibile, ma in un’eterea entità esterna fatta di ricordi, sogni ed emozioni che quella stessa immagine sarà capace di suscitare nell’osservatore con un suo totale coinvolgimento emotivo.


NOTA CRITICA #2
(di Antonella Nigro)

La notte, culla dei sogni: le fanciulle di Lilliana Comes li evocano, li rammentano, li creano, con dolci occhi socchiusi: nascono così visioni soffuse di viaggi in universi immaginati, suggeriti dal cuore e dalla memoria, affrontati come in una fiaba reale, su barchette di carta e leggere conchiglie, le silfidi dalle gote rosa, creazione quasi effimera dell’artista, affrontano il mare, viaggi verso isole ignote, il vento, l’indistinto,con la grazia lieve che le connota Nocchiere di sogni. Agili spiriti dell’aria anelano la solitudine e, all’interno della composizione, godono della compagnia del silenzio e della natura. Attraverso un sapiente equilibrio stilistico di colori e forme, l’artista immerge le sue protagoniste in luoghi nascosti e incantati, nelle quali delicate nuances di colore gareggiano nel raccontare segreti e misteri celati a tutti coloro che non osano oltrepassare il recinto della fantasia: mari sacri, eden abitati ove tutto è possibile...


NOTA CRITICA #3
(di Cecilia Paolini)

Il mondo narrato da Comes parla di eroi quotidiani la cui dignità viene espressa grazie al coraggio di vivere, nonostante la gioia e il dolore; è una realtà gentile, di accettazione della vita non già con spirito di rassegnazione, ma, appunto, con il valore di un’umanità che ha in sé la capacità dell’evoluzione.
Questa capacità comunicativa si lega a una facilità di tradurre in segno l’impressione umana, attraverso una pittura che alterna al forte accento disegnativo una preziosa ricerca cromatica. Un’arte concepita come una sospensione, leggera e fascinatoria, dalla quotidianità, perché l’anima intenda, attraverso gli occhi, quanto la realtà, per quanto critica sia, porti con sé il valore dell’essere umano.